IL SITO DEL PRESIDIO DI OPERA E' UNA CARICATURA DEI PROBLEMI LEGATI ALL'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI NELLA SOCIETA' MODERNA.

SOTTO: LA STORIA DEL PRESIDIO DI OPERA, UN ANNO DOPO.

Dal 21 dicembre 2006 al 12 febbraio 2007 riassunta con gli articoli di giornale più significativi (spesso falsi) ed i comunicati stampa, per non dimenticare:

VERGOGNA, non possiamo permettere questo!

29 GENNAIO 2007: ORDINE TASSATIVO, SPOSTARE IL ROM.PI.BAR

Il Sindaco Ramazzotti, con le sue pressioni isteriche sul Questore ed il Prefetto, contava di fare sbaraccare il presidio partendo dal baracchino.
Dall'incontro in Questura tra Fusco ed il Questore di Milano che si scomoda per questa idiozia dello spostamento del baracchino (il Sindaco operese in tutta questa vicenda ha fatto esclusivamente pessime figure dinanzi alle istituzioni) nasce la nuova collocazione per il Rom.Pi.Bar.
Il capo della Polizia ed i funzionari Digos non si sognano certo di chiedere lo smantellamento ma provano a rendere innocuo il presidio spingendo verso una soluzione piuttosto "scomoda" per i presidianti.
La prima proposta della Polizia è quella di spostarsi dalla parte opposta della rotonda, verso le case nuove dove c'è un piccolo spiazzo in cemento ed una cabina elettrica per i cantieri. Significherebbe spostarsi di oltre cento metri dal punto attuale a ridosso dell'ingresso al campo.
Questo è lo scopo dell'incontro, infatti, farci allontanare da un terreno che i funzionari di Polizia sanno bene sia tranquillo per l'atteggiamento pacifico dei presidianti ma che il Sindaco continua a rendere infuocato diffondendo notizie di agguati, aggressioni, intimidazioni, forche caudine e violenze tali da costringere Prefetto e Questore ad intervenire pubblicamente in quanto più facile che non rimuovere un Sindaco che, oltre alla manifesta incapacità nel gestire un problema di ordine pubblico, continua ad aggravare la situazione creando tensioni inutili tra parti politiche ed i cittadini stessi diventati oramai bersaglio di insulti sui mass media da parte di Ramazzotti e dei suoi uomini più vicini, Borghi, Liguori e Armelloni in particolare.
Naturalmente Fusco è fermo sull'indisponibilità a spostare il baldacchino ma dopo lunghe trattative, valutando anche altre richieste della Questura, si giunge all'accordo sullo spostamento di dieci metri arretrando verso la curva della ciclabile.
Un posto migliore, in effetti, dove a breve si dovrà spostare il baldacchino. Il tempo stringe, la Questura ha una fretta del diavolo e per sabato vi è l'ordine di fare i lavori necessari alla nuova collocazione del manufatto dei presidianti.

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