IL SITO DEL PRESIDIO DI OPERA E' UNA CARICATURA DEI PROBLEMI LEGATI ALL'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI NELLA SOCIETA' MODERNA.

SOTTO: LA STORIA DEL PRESIDIO DI OPERA, UN ANNO DOPO.

Dal 21 dicembre 2006 al 12 febbraio 2007 riassunta con gli articoli di giornale più significativi (spesso falsi) ed i comunicati stampa, per non dimenticare:

VERGOGNA, non possiamo permettere questo!

1 GENNAIO 2007: PRIMO GIORNO DELL'ANNO AL FREDDO

Se il buongiorno si vede dal mattino... sarà un anno da passare al freddo il duemilasette, però sarà l'anno degli operesi.
Il Capodanno al Presidio ha sancito la nascita di una comunità nuova. Gli operesi hanno acquisito la consapevolezza di fare parte di un Paese e di essere soggetti di diritto e non solo contribuenti da spremere.
La prepotenza ed arroganza del Sindaco Ramazzotti e della sua Giunta ha unito i cittadini in un unico fronte, quello dei presidianti.
A contrapporsi agli operesi solo un gruppetto di militanti di estrema sinistra il Parroco Don Renato con i suoi parrocchiani di rifondazione comunista e gli amministratori con i loro familiari.

31 DICEMBRE 2006: ULTIMO DELL'ANNO AMARO PER GLI OPERESI

Fine d'anno amaro per i cittadini di Opera che hanno certamente passato le peggiori feste dall'ultimo dopoguerra ad oggi.
Giornata di assedio, quella odierna, culminata con un improvvisato capodanno al Presidio.
Come al solito cibi e bevande non mancano ed almeno un centinaio di operesi festeggiano la mezzanotte davanti al campo nomadi. C'è anche chi porta lenticchie e cotechino oltre alle decine di panettoni con cui i solidali cittadini di Opera continuano a rinpinguare le scorte di viveri
Molti arriveranno anche dopo, al ritorno da altre feste, ed il crocevia dei presidianti resta animatissimo fino all'alba quando giunge il cambio della guardia.
Allo scoccare della mezzanotte i molti agenti di pubblica sicurezza presenti al campo brindano con i manifestanti ma impediscono loro di sparare i tradizionali fuochi d'artificio troppo vicini alle tende.
I razzi ed i petardi possono essere sparati ma da dentro la rotonda che si affaccia sul presidio e, ovviamente, facendo partire i razzi in direzione delle case e delle auto degli operesi stando bene attenti a non dirigerli verso le tende.
Hanno forse rimontato ancora tende non ignifughe?
Intanto i Rom sono andati a festeggiare la notte di San Silvestro alla Caritas, l'esposizione propagandistica dei nomadi continua. In 70 brindano all'anno nuovo con Don Colmegna (a spese di chi? n.d.r.) mentre altre migliaia sono nelle baracche ed in milioni si preparano ad invadere l'Italia.
Domani Romania e Bulgaria entrano nella Comunità Europea e, mentre tutti le nazioni hanno provveduto alle moratorie che vietano la libera circolazione nei loro paesi ai nuovi membri, la solita italietta buonista e lassista li accoglierà tutti a braccia aperte.
Speriamo che sia un Buon Anno lo stesso.
A OPERA PRESIDIO DI SAN SILVESTRO CONTRO IL CAMPO NOMADI
di ALESSANDRO ASPESI su Libero
I nomadi al cenone della Caritas e loro, i manifestanti di Opera che degli zingari continuano a non volerne sapere, che festeggiano il capodanno montando la guardia al presidio. Notte di San Silvestro al limite del paradosso quella di ieri nel piccolo centro a sud di Milano. Duecento operesi, intirizziti nella nebbia e bagnati da una fitta pioggerellina hanno stappato lo champagne in quello che hanno definito un «veglione in trincea». Tra lenticchie e cotechini, panettoni e vin-broulè, il pensiero era uno solo: non allentare la pressione sul prefetto e opinione pubblica nemmeno nella notte più mondana dell'anno. «Un vero successo. continua

30 DICEMBRE 2006: IL GIORNO DOPO

IL SINDACO FA DIETRO FRONT SULLA PROTESTA CITTADINA
Opera (30 dicembre 2006) - "Coloro che hanno lanciato petardi ieri all'arrivo della comunità Rom non erano cittadini di Opera": il Sindaco Alessandro Ramazzotti non accetta che la sua comunità venga considerata razzista e insensibile di fronte a situazioni di emergenza umanitaria.
"La contestazione dei giorni scorsi da parte di molti cittadini - sottolinea Ramazzotti - è avvenuta in modo civile e rispettoso. Quello di ieri è stato invece un episodio frutto di quegli stessi animi esagitati ed estremisti, di persone provenienti fuori dal nostro territorio, che non appartengono alla cultura della comunità operese".
Il primo cittadino di Opera ringrazia anche tutti i suoi colleghi che nei giorni scorsi hanno espresso solidarietà per l'intervento umanitario.
Ufficio stampa Comune di Opera
Dopo aver bollato i cittadini operesi che il 21 dicembre protestarono in Consiglio Comunale fino a mettere a fuoco il campo rom definendoli "pochi militanti di Lega e An provenienti da fuori Opera", adesso all'evidenza delle immagini e dei fatti è costretto a correggere il tiro.
Riuscito nell'impresa di fare passare una cittadina per razzista e teppista il Sindaco decide di riferire sui fatti della tragica notte dell'incendio delle tende parlando di "contestazione da parte di molti cittadini avvenuta in modo civile e rispettoso" mentre l'accoglienza riservata ai Rom ed alle istituzioni che affollavano il campo appena allestito diventa "un episodio frutto di quegli stessi animi esagitati ed estremisti di persone provenienti da fuori dal nostro territorio".
Allora nessun operese ha visto l'Assessore Borghi mandare a fanculo centinaia di cittadini? Forse Ramazzotti vorrebbe sperare questo?
Ettore Fusco, nel pomeriggio di ieri, era riuscito ad intrufolarsi nel campo nonostante il tentativo della Polizia di bloccarlo. Entrando tutti gli amministratori, per la conferenza stampa organizzata dal Sindaco, non era stato possibile trattenerlo all'esterno nonostante le insistenze dei militari.
All'interno del campo la triste visione di gente sfruttata per meri fini propagandistici della Caritas Ambrosiana, perché altrimenti aiutare solo 70 Rom e non tutti gli altri?, e di molta gente soddisfatta della vittoria ottenuta sulla gente.
Una protesta popolare schiacciata dal successo di essere riusciti nell'impresa di portare il campo a Opera. Gran soddisfazione per la sinistra operese, ma così non sarà.
Proprio nell'enfasi della "vittoria delle istituzioni sulla gente" il famoso gesto dell'ombrello dell'Assessore Borghi nei confronti del popolo mentre, il Consigliere Apuzzo, preferisce accogliere l'intruso leghista Ettore Fusco salutandolo a voce alta e domandandogli dinanzi ai Rom cosa stesse facendo all'interno del campo data la contrarietà manifestata ad ospitare gli zingari a Opera.
Naturalmente l'incursione padana all'interno del campo, sollecitata da alcuni presidianti (Fabrizio in particolare n.d.r.), dura poco. Giusto il tempo di vedere le facce spaesate ma sorridenti dei Rom, quelle soddisfatte ma tirate degli amministratori comunali operesi al gran completo e quelle da padroni di casa dei signori della Caritas e della Protezione Civile.
Strettamente sorvegliato dal Vice Questore ed alcuni agenti sorpresi di vederlo nel campo (non più dello stesso presidiante) ignari forse del ruolo istituzionale della persona che da più di una settimana era giorno e notte al presidio finisce la visita con un ritorno immediato tra la gente, nel cuore della protesta ancora molto accesa.
Per Fusco (con il collega Pozzoli ed il Consigliere Provinciale Russomanno di AN sono gli unici contrari al campo che riescono a vederlo dall'interno) è stata l'ultima volta che ha potuto avvicinarsi ed addirittura entrare nell'area circense. Dopo di che l'ordine tassativo era bloccare qualsiasi presidiante che si avvicinasse anche solo alla pista ciclabile che lambisce l'ingresso.
Persino ai joggers ed ai ciclisti diviene vietato, sempre più spesso, transitare dinanzi al campo.
Tra gli altri fatti del giorno il Sindaco si riunisce con i militanti di sinistra, che sono gli unici a favorire la presenza del campo, ed assegna loro dei compiti. Primo tra questi l'organizzazione della festa "Aggiungi un posto a tavola" prevista per il 6 gennaio al campo.
Nasce la figura del volontario che si contrappone al presidiante. Ramazzotti divide sempre di più Opera agli occhi dell'opinione pubblica. Ma in realtà il paese è sempre più unito: contro di lui.

29 DICEMBRE 2006: SI RIMONTANO LE TENDE PER IL CAMPO ROM

venerdì, 29 dicembre 2006 • Tg1 20:00
PROTESTE CONTRO IL CAMPO ROM
Tensione, ma nessun incidente oggi a Opera (Mi), dove sono state rimontate dalla protezione civile le tende incendiate nei giorni scorsi.Petardi, fischi, proteste hanno accolto il ritorno dei rom nel campo: il presidio dei cittadini -dicono- non se ne andrà finché resteranno i rom.
Il sindaco di Opera, Ramazzotti, ha precisato che in collaborazione con il comune di Milano si farà di tutto perché 40 famiglie rom possano trascorrere l'inverno in una situazione dignitosa.
intanto dal Presidio:
ALL'ALBA i cittadini sono poche decine mentre cominciano ad arrivare centinaia di uomini delle forze dell'ordine. Mezzi blindati, uomini in tenuta antisommossa, ci sono tutti dalla forestale alla guardia di finanza, dalla polizia ai carabinieri. Almeno 500 uomini con un centinaio di mezzi, tra cui alcuni pullman, occupano tutta l'area tra il primo svincolo per Opera della Valtidone ed il semaforo di Via F.lli Cervi.
Ad un tratto si blocca la tangenziale, una colonna di mezzi della protezione civile esce a Noverasco, direzione Opera, e la sua coda giunge fino al distributore di benzine nel comune di San Giuliano, un kilometro di mezzi.
Giunti in paese vengono lasciati passare dai cittadini, assolutamente esterrefatti per tale dispiegamento di forze e mezzi per un campo nomadi.
"Chissà se lo Stato ha mai utilizzato tante e tali risorse per un alluvione o un terremoto?" è la domanda che si pongono un pò tutti i presenti.
"Questo dimostra quanti e quali interessi ci siano in gioco dietro settanta zingari" l'unanime risposta.
Almeno cento mezzi della protezione civile, che giungono da Milano, dalla Brianza e da altri comuni vicini al nostro, entrano nel campo con duecento persone circa, mentre i cinquecento uomini armati controllano che tutto fili liscio.
Una vergogna nella vergogna: anche alcuni di Opera sono li a sfidare il paese.
Cominciano i lavori, caspita come sono bravi, in men che non si dica viene sistemato tutto: tende, cucine, bagni, illuminazione, antenna TV parabolica, non manca niente. Solo i rom per ora.
Nel pomeriggio arrivano anche loro, sotto una fitta nebbia si vede sbucare un pullman dalla stradina di Mirasole, passano dalla parte opposta a quella dove si trovano un migliaio di persone tra cittadini e forze dell'ordine.
La possibilità che la manifestazione possa trasformarsi in tragedia, con probabili scontri tra cittadini e polizia, induce i Presidianti a lasciare libero quel varco.
Da li infatti giungono tutti, rom, preti, autorità ed amministratori operesi.
Sembrano quasi soddisfatti, mentre i cittadini fuori al freddo protestano e gridano all'indirizzo di quel manipolo di persone che non rappresentano certo la legalità.
Né gli ospiti né i tanto zelanti ospitanti!
Ad un tratto l'Assessore Riccardo Borghi si gira verso un gruppo di almeno trecento persone che assistevano insieme ad una cinquantina di agenti, tra cui il Vice Questore Vicario, dallo svincolo della Valtidone chiuso al traffico per maggiore sicurezza.
Borghi, Assessore all'educazione, da un esempio di fair play, di buona educazione improvvisando dal campo una scenetta che resterà scolpita nella memoria di chi l'ha vista ed anche di chi se l'è sentita raccontare.
Il numero due in comune, il Vicesindaco conta infatti molto poco, si dirige verso i suoi concittadini e gli fa un plateale gesto dell'ombrello. Un vaffanculo a tutti, in pratica. Con buona pace della Cultura, dell'Educazione e di tutte quelle belle attività di cui dovrebbe invece occuparsi.
Ma in fondo lo sfogo è comprensibile. I cittadini protestano contro un campo rom e loro, l'Amministrazione, hanno ottenuto proprio quel campo che ha provocato tanti disordini in paese. Quale modo migliore per festeggiare se non mandare un bel "tié, ciapa" agli operesi?!
Amministrazione batte Cittadini 1 a 0
Venerdì 29 dicembre 2006 - Studio Aperto 18:30
CAPODANNO DI RIVOLTA NEL MILANESE
Nella zona di Opera (Mi) destinata a un nuovo campo rom oggi sono state assegnate le piazzole per le roulottes, mentre la polizia teneva ben distanti i cittadini del luogo che da giorni protestano."Terremo il campo pulito e manderemo i nostri figli a scuola" hanno assicurato i nomadi, ma la popolazione non desiste e chiede il loro allontanamento.
venerdì, 29 dicembre 2006 - Tg La 7 20:00
CAMPO ROM DI OPERA, COMINCIA L'ALLESTIMENTO
Tra le proteste degli abitanti sono state allestite, dai volontari della protezione civile, nuovamente le tende che alcuni giorni fa erano state bruciate che sono destinate ad ospitare una comunità rom.
dal Corriere della Sera del 30 dicembre 2006
Campo rom protetto giorno e notte. La protesta continua
Gli abitanti: via le tende dei nomadi.
Moioli: patto di legalità, soluzione condivisa.
La Caritas: operazione di solidarietà
Il grido di benvenuto con cui vengono accolti dal drappello di gente in attesa fuori dal campo non è dei migliori: «Merde», «ladri», «figli di puttana». La donna che nel campo entra in quel momento — insieme con le altre 16 madri, 17 uomini e 37 bambini rom appena riportati a Opera — tiene in braccio un fagottino di due mesi, e fa finta di non sentire. Ma «queste famiglie hanno firmato un patto di legalità che sarà il loro banco di prova», ripete l'assessore Mariolina Moioli. «E noi lo rispetteremo», dicono i capifamiglia rom. «Entro marzo avranno una sistemazione definitiva altrove», insiste il sindaco di Opera, Alessandro Ramazzotti. «Nel frattempo — osserva con un sorriso di speranza don Massimo, della Casa della Carità, mentre li guarda entrare nelle tende — finalmente siamo qui».All'indomani del doppio vertice in prefettura che dovrebbe aver messo le basi per le «garanzie di legalità» richieste dalle parti, i settantasette sgomberati di via Ripamonti hanno dunque ottenuto ieri la sospirata «risposta provvisoria» — così la qualifica ancora il presidente della provincia Filippo Penati — a quella che il sindaco Ramazzotti non si stanca di definire come «una evidente emergenza umanitaria»: 16 tende allestite in neanche cinque ore dai volontari della Protezione civile, convocati in tutta fretta la sera prima, dove questa gente passerà almeno i mesi più freddi dell'inverno in attesa che Provincia e Comuni, Milano in testa, trovino un posto stabile dove mandarli. «Entro il 19 gennaio sarà individuato — ribadisce l'assessore provinciale Francesca Corso — e prima del 31 marzo sarà pronto». «Saremo qui fuori ogni notte a vigilare e fare il conto alla rovescia», promettono gli assai scontenti promotori del presidio esterno.Che non sono tanti, in verità. Meno di una decina all'alba, all'arrivo dei rom nel pomeriggio saranno forse un centinaio, più o meno quanti i carabinieri e poliziotti chiamati per tenerli a bada: qualcuno con la sciarpa leghista, alcuni residenti, e poi un discreto gruppetto di ultrà rasati che accolgono i neoarrivati lanciando tre-quattro fumogeni e petardi da stadio oltre la rete. Una parte dei manifestanti a quel punto si defila: «Protestare è un nostro diritto ma non è questo il modo», riconoscono. «Non confondiamo i 14 mila abitanti di Opera con le poche decine di persone qui fuori», non si stanca di ribadire il sindaco: «È naturale che tutti siano preoccupati, ma non è ignorando un problema che lo si risolve». «E del resto anche il governo — mette le mani avanti il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato — non può scaricare tutto sulle spalle degli enti locali».Ma è ancora Mariolina Moioli, che di Milano è assessore alle Politiche sociali, a rivendicare con Ramazzotti, titolare di una giunta di colore opposto al suo, la scommessa sulla bontà di una scelta: «Si sono impegnati a rispettare le regole, nessun ingresso oltre a questi, i bambini dovranno proseguire la scuola che già frequentavano. I volontari della Casa della Carità e le forze dell'ordine saranno sempre qui a controllare. E in ogni caso — conclude — questo è un esperimento decisivo. Se funzionerà come spero, segnerà un corso completamente nuovo rispetto a quanto è stato fatto prima di noi».Fa ancora freddo, molto. Ma nelle tende qualcuno comincia ad accendere le stufe elettriche. E a preparare la cena.

28 DICEMBRE 2006: E' UFFICIALE, DOMANI SI RICOSTRUISCE IL CAMPO

All'incontro tra cittadini ed istituzioni avviene il prevedibile, i più forti si impongono.
Eppure il Prefetto aveva concesso alla delegazione di poter valutare con l'Amministrazione operese delle soluzioni alternative.
Il Sindaco Ramazzotti e la sua Giunta non avevano certo interesse a farlo visto che l'area circense era stata proposta da loro ed i cittadini, per le istituzioni, purtroppo non contano nulla.
Così nel pomeriggio, al ritorno dalla Prefettura, la notizia è quella che tutti si aspettano: Domani iniziano i lavori ed entro fine anno i rom arriveranno ad occupare le nuove tende.
Ancora al mattino c'era chi, su invito del Sindaco, girava tra i più esasperati a cercare gente da portare all'incontro per protestare. Sembra un controsenso ma la cosa aveva la sua logica.
Il Sindaco voleva "una ventina di cittadini incavolati" per fare vedere cosa pensiamo in paese del campo rom. In realtà siamo convinti che questa mossa gli servisse per non rischiare trattative con i cittadini delegati a rappresentare il Presidio e poter dire al suo Prefetto: "visto? si può ragionare con questi?"
A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca, diceva il Presidente del Consiglio con la gobba (ed aveva ragione visto quel che di lui pensiamo tutti), certo è che quella persona tanto attiva, frettolosamente fatta diventare presidente di un fantomatico Comitato di Quartiere, sparì nel nulla subito dopo il fallimento della sua impresa.
OPERA, CAMPO ROM: I CITTADINI ROVESCIANO IL TAVOLO DEL PREFETTO
di Giacomo Susca. Il Giornale di venerdì 29 dicembre 2006
«Il campo rom a Opera verrà allestito di nuovo nei prossimi giorni e comunque entro l’Epifania, con un intervento il più tempestivo possibile e con la garanzia che saranno adottate tutte le misure di sicurezza e di vigilanza opportune». Il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, non arretra di un centimetro la posizione delle istituzioni a termine del vertice convocato a Palazzo Diotti. «Sarebbe un segnale pericoloso se si dimostrasse che basta mettere a ferro e fuoco un insediamento per ottenere i propri scopi», ha aggiunto riferendosi all’«atto vandalico» che ha preso di mira la zona circense nel Comune alle porte della città. Le tende, dunque, saranno alzate daccapo, sebbene il prefetto abbia ribadito la natura temporanea della soluzione. «Terremo conto delle ragioni dei cittadini. Dopotutto si tratta di solo 90 giorni: entro il 31 marzo stabiliremo una collocazione definitiva per i settanta rom ospitati a Opera. D’altronde è stato lo stesso sindaco Ramazzotti a proporre l’area nei confini del suo paese, quando in un primo momento era stata scelta una di proprietà di un privato. In ogni caso - ha aggiunto Lombardi - è già fissato per il 19 gennaio un altro confronto tra i rappresentanti dei poteri locali con l’obiettivo di studiare un luogo definitivo e adeguato». Al tavolo in Prefettura hanno preso parte per il Comune di Milano l’assessore alle Politiche sociali, Mariolina Moioli, il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, con l’assessore provinciale Francesca Corso, il comandante dei vigili urbani, Emliano Bezzon, il sindaco di Opera, Alessandro Ramazzotti insieme a una rappresentanza del comitato di cittadini operesi contrari alla realizzazione del campo. Proprio questi ultimi hanno abbandonato per primi la lunga discussione, i volti tesi e le bocche cucite con malcelato disappunto. Una delegata, Ileana Zacchetti, si è limitata a «invitare» i cronisti al presidio ancora in corso: «Venite a Opera e ne riparleremo». La protesta continua a oltranza. Eppure il prefetto parla di una riunione «dal clima tutto sommato sereno, nonostante la delegazione dei cittadini sia rimasta sostanzialmente sulle proprie posizioni, di fronte al parere unanime delle istituzioni». Adesso a Opera si teme un inasprimento degli animi, magari con nuovi episodi di violenza. Il prefetto auspica che «il ripristino della situazione possa essere portato a termine in tranquillità, confidando nella ragionevolezza dei residenti».
INTANTO I CITTADINI proseguono il Presidio e sempre più si rafforza il senso di appartenenza ad una comunità, quella operese, che si sta chiudendo a riccio per proteggersi dai mass media, dalle istituzioni e dalla chiesa. Proprio il Parroco contribuisce ad unire i cittadini e renderli consapevoli di essere nel giusto. Dopo la messa di Natale senza lo scambio del segno della pace ed il volantino in cui, per Don Renato, gli operesi sono come Hitler, il Ku Klux Klan ed addirittura Erode, fino alla fine del mese in paese non si parla d'altro. La condanna al Parroco è unanime.

27 DICEMBRE 2006: RIPRENDE IL PRESIDIO E IL SINDACO RAMAZZOTTI INIZIA LE MANOVRE SPORCHE

All'alba del 27 ci si ritrova dinanzi alla tendopoli devastata, ancora da ricostruire, determinati a fare capire alle istituzioni che i cittadini di Opera non accettano imposizioni.
Al freddo, insieme a centinaia di persone che si alternano nell'arco delle ventiquattro ore, decine di agenti della Polizia e dei Carabinieri.
Al campo trascorre una giornata tranquilla, mentre i cittadini portano bevande e viveri per i presidianti, e ci si organizza sempre meglio.
Viene montata una tenda per riparare i cibi e fare da punto di ritrovo. Aumentano i bidoni per il fuoco e giunge molta legna da volontari che ne scaricano continuamente. Soprattutto bancali dalle aziende.
Nel pomeriggio, mentre il Consigliere Fusco fa protocollare un sollecito al Sindaco affinché rispetti le volontà del Prefetto di valutare insieme al Comitato spontaneo aree alternative, Alessandro Ramazzotti convoca presso il Municipio una presidiante e la invita a presentarsi subito senza parlare con altri.
Oggetto dell'incontro è tagliare fuori dalle trattative proprio Ettore Fusco e Vittorio Calvi in quanto politici, come se Ramazzotti fosse qualcosa di diverso, e la cittadina provvede a sostituire il Consigliere del Carroccio e quello di Forza Italia, con un altro cittadino, all'incontro del giorno successivo con il Prefetto e le altre parti in causa.
In effetti si sarebbero dovute valutare aree alternative ma adesso, senza Fusco e Calvi tra i delegati a rappresentare i cittadini, finisce lo scontro politico e si cerca di intimidire i semplici cittadini tentando di imbonirli con presunti sensi del dovere e rispetto delle leggi.
Ramazzotti ha già vinto la sua prima battaglia, eliminare dagli incontri il suo più acerrimo avversario, ma questo non gli serve a nulla. Infatti ai due incontri, cui parteciperanno il 28 dicembre ed il 19 gennaio i cittadini e le istituzioni, non si concluderà assolutamente nulla. I rappresentanti del Presidio non si lasceranno certo intimidire ed all'uscita dagli incontri si inaspriranno i toni proprio per il gioco sporco del Sindaco avallato dal Prefetto.
Prefetto e Sindaco in entrambe le occasioni si limiteranno a prendere in giro i cittadini ma senza ottenere nulla visto che il Presidio oramai è un entità che gode di una propria autonomia.
La presunta vittoria di Ramazzotti non corrisponde ad una sconfitta dei rappresentanti in Consiglio Comunale estromessi dalle trattative in quanto, dopo questo atteggiamento vergognoso, si rafforza la loro leadership tra i cittadini.
Proprio Fusco organizzerà infatti tutte le manifestazioni e gli eventi che il Sindaco si troverà suo malgrado a dover subire.
La Repubblica 27 DICEMBRE Milano
Dopo il rogo di giovedì, ripartono i lavori per l´insediamento dei 67 romeni. Comune e Provincia: garantiamo il rispetto della legalità
Domani le nuove tende, la città protesta: "Niente zingari"
Domani il nuovo campo nomadi È ancora alta tensione a Opera
di ZITA DAZZI
Il sindaco: insediamento provvisorio, no alla campagna d´odio
Militanti di An e della Lega ma anche singoli cittadini continuano i presidi di protesta
Ripartono i lavori per sistemare l´area devastata da un incendio doloso nella notte di giovedì
Nonostante il rogo, i volantini e i cortei, la tendopoli della discordia si farà comunque ad Opera, nell´area dove di solito si ferma il circo. Qui la prefettura ha deciso di piazzare, fino alla fine di marzo, un gruppo di 67 nomadi della Romania, tra cui 35 bambini iscritti alle scuole elementari di Milano. Già oggi dovrebbero ricominciare i lavori per pulire l´area devastata da un incendio doloso, nella notte di giovedì. I comitati dei cittadini continuano a protestare e sono pronti a salire sulle barricate appena compariranno le tende, che da domani, la Protezione civile della Provincia, dovrebbe rimettere per ospitare gli zingari sgomberati il 14 dicembre da via Ripamonti.
Il presidio della rivolta è proseguito durante le feste, anche se a ranghi un po´ più ridotti. Accanto ai militanti leghisti e di An, anche cittadini qualunque, abitanti dei nuovi complessi residenziali della zona. Ma il sindaco del piccolo centro alle porte di Milano, Alessandro Ramazzotti, conferma le intenzioni della giunta di centrosinistra, dopo l´accordo con prefettura, Provincia e Comune di Milano: «Andremo avanti, come ci siamo impegnati, per contribuire alla soluzione di un´emergenza umanitaria. Purtroppo ci sono "professionisti dell´odio" che fanno leva sulle paure inconfessabili che suscitano i nomadi». Il sindaco di Opera ribadisce le sue rassicurazioni: «Il campo sarà provvisorio, avrà un forte presidio di polizia per garantire la sicurezza e la presenza stabile degli operatori sociali. Milano garantisce il trasporto bus per gli scolari. La Prefettura mantenga l´ordine pubblico durante i lavori al campo, bloccando le manifestazioni. C´erano anche molti forestieri al corteo che ha assediato il consiglio comunale e dal quale sono partiti quelli che hanno appiccato il fuoco».Anche il cardinale Dionigi Tettamanzi durante l´omelia della notte di Natale, in Duomo, ha esortato alla solidarietà: «In questi giorni tanti cercano casa, ma con quanta fatica in un clima di indifferenza e di rifiuto! Rinnovo l´invito a moltiplicare l´impegno per i poveri e i senza tetto». Un appello ribadito dal segretario dei Ds Pierfrancesco Majorino, dai Verdi Apuzzo e Sandolo e da don Virginio Colmegna, presidente della Casa della carità, garante dell´operazione, che con i suoi volontari assicurerà il controllo del nuovo insediamento: «I nostri operatori abiteranno nel campo, continueremo il dialogo con chi protesta e il tempo dimostrerà che la tolleranza paga». Nonostante i venti di protesta, Colmegna è certo che l´operazione andrà in porto: «Se ci fermassimo, sarebbe come legittimare un´azione squadrista». Il direttore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo, aggiunge: «Non capisco le proteste, sarà un insediamento controllato e temporaneo».Per cercare di smorzare la tensione, il presidente della Provincia Filippo Penati oggi alle 18.30 sarà ad Opera a parlare con i cittadini. Ad attenderlo, il sindaco Ramazzotti che su questa vicenda si gioca la fiducia degli elettori: «I nomadi si impegnano alla legalità, e a marzo andranno via».
IL RACCONTO Stamattina la protesta ricomincia con un presidio permanente in Municipio: "Per mandarci via dovranno spostarci di peso"
Nel paese dove la rabbia brucia di PAOLO BERIZZI Tra i 15 mila abitanti c´è allarme: "Quelle tende non le vogliamo"Il braccio di ferro oppone i comitati anti-rom al sindaco Ds, accusato di tradimento, e al parroco che adesso qualcuno chiama "prete comunista"Giuseppe, pensionato di origine calabrese: "Io me li ricordo i cartelli ‘Non si affitta ai meridionali´... Vogliamo tornare indietro?"(segue dalla prima di cronaca)Sbarrare la strada per evitare l´arrivo della polizia; poi appiccare il fuoco. Una tecnica cara ai boeurs, i giovani ribelli delle banlieue. E infatti: il tappo sono dei blocchi di cemento disposti uno sull´altro, a mo´ di ostacolo ippico, e una sbarra rossa arrugginita sorretta da un cassonetto rovesciato, e due barili anneriti pieni di cenere con intorno delle bottiglie vuote di birra piantate nel terreno fangoso. Visto da quassù, dalla rampa di uscita della tangenziale, il prato del circo e del campo nomadi che nessuno vuole, appare così. «È il nostro nuovo biglietto da visita, altro che il carcere», commenta, ironicamente, Angelo Gatto, del comitato spontaneo «No ai rom». «Io abito a 50 metri da qui. Lo vede quel condominio?». Eccolo. «E lo vede il lotto accanto?». Come no. «Lì devono ancora finire di costruire: ma in questi giorni pare ci siano già state delle disdette. Gente che aveva dato una caparra e adesso si tira indietro. Mica vogliono avere gli zingari sotto casa!». Sono neri, gli abitanti di Opera: e sono tanti, la maggioranza. Girano dalle parti del municipio con in mano il volantino con la convocazione per questa mattina: «Mercoledì 27 dicembre, vieni anche tu». Alle sette o per tutto il giorno: chissà. «Noi ci saremo, e per mandarci via ci dovranno spostare di peso», tuona Pier Angela Vittoriano, bionda pasionaria in prima fila nel braccio di ferro che oppone i cittadini al sindaco Alessandro Ramazzotti, e anche al parroco di Opera, quel don Renato che i parrocchiani non amici chiamano "il prete comunista", quel don Renato che la notte di Natale, con coraggio e un po´ a sorpresa, aveva minacciato di non dire messa se non fosse cessata l´opposizione ai nomadi.Al bancone del bar Centrale, dietro il palazzo del Comune, c´è il giovane consigliere di An Pino Pozzoli. Sorseggia un caffè. L´umore è dello stesso colore del contenuto della tazzina: «Querelerò - è la premessa - chi ha scritto che sono stato io, assieme al mio collega leghista, a dire alla gente di staccarsi dal consiglio comunale e andare all´area del circo a fare casino». E il leghista Ettore Fusco: «Il prefetto ci ha fatto una promessa: lavori sospesi fino a quando una delegazione di cittadini incontrerà il sindaco per valutare aree alternative. Perché quest´area non è idonea. La sua destinazione d´uso è un´altra». Già. Ospitare il circo. Infatti il 15 gennaio doveva, dovrebbe, arrivarne uno. «Peccato che il sindaco, senza comunicarlo a nessuno, nemmeno al consiglio, abbia offerto il campo al prefetto».
Su quel prato destinato ai tendoni - che sia uno solo gigantesco per acrobati e giocolieri, o una dozzina per le famiglie rom sgomberate da via Ripamonti e in attesa di un alloggio almeno provvisorio - grava adesso una nube di incertezza. Di tensione palpabile. «Sono scappata da piazzale Loreto perché avevo gli spacciatori marocchini sotto casa - si stringe nelle spalle Vanda Lusiardi, 70 anni -. A Opera sono venuta per stare tranquilla, invece...». Tra la gente, sono quasi 15 mila, prevale la paura. Chi agita l´incubo di furti e razzie. Chi non vuole «gente che non lavora o che lavora in nero». Chi, più prosaicamente, teme una svalutazione degli immobili. Ma c´è anche qualcuno che apre le porte. Dice Giuseppe Tassone, pensionato di origini calabresi, a Opera dal ‘76: «Siamo tutti fratelli. E poi io me li ricordo bene i cartelli sulle case alla fine degli anni ‘60: non si affitta ai meridionali e ai cani. Cosa vogliamo fare, tornare indietro a quegli anni bui?». Nel coro di no, in mezzo al moto trasversale anti-nomadi (sul quale Lega e An hanno posato il cappello) quella di Giuseppe è una voce dissonante. Però è aria fresca. Soprattutto se, come dice Pino Servidati passeggiando lungo il sentiero che costeggia il prato della discordia, «vogliamo risolvere l´emergenza nomadi. E l´emergenza nomadi la risolvi con la solidarietà. Non alzando le barricate, e nemmeno bruciando le tende».

24 25 e 26 DICEMBRE 2006: TREGUA, INTANTO CI SI ORGANIZZA

Tre giorni di tregua senza Presidio all'area circense, dove le tende non saranno rimpiazzate fino almeno al 27, ed intanto ci si organizza per tornare il giorno dopo Santo Stefano all'alba e dimostrare contro la prepotenza ed arroganza del Sindaco Ramazzotti e di Don Renato che, addirittura, nella messa di Natale vieta lo scambio del segno della pace ai fedeli ed all'uscita della chiesa fa distribuire uno scandaloso volantino che gli mette contro l'intero paese.
Proprio la sortita di Don Renato unisce ancora di più i cittadini.
Se la volontà di Sindaco, Parroco, Presidente della Provincia (tutti di sinistra) e del Prefetto è tanto forte significa certamente che per la popolazione niente di positivo si prospetta... ma gli operesi oramai sono insorti, e indietro non si torna.
La lettera di Don Renato consegnata agli operesi all'uscita dalla messa:
INTANTO GLI ZINGARI, pur non essendoci ancora il campo loro destinato, vengono ospitati all'oratorio e festeggiati dal Sindaco Ramazzotti, dalla Moratti, dal Presidente della Provincia Penati e dal Prefetto.
Mentre gli operesi trascorrono le giornate al freddo... Ramazzotti e la Moratti ballano con gli zingari e mangiano il panettone.
Opera, va in scena la festa agli zingari
di Luca Fazio
su Il Manifesto del 24/12/2006

Milano Benvenuti nell’area circense. Dove finisce Milano e Opera ancora non comincia, si stende un grande prato intrappolato in un gomitolo di tangenziali. In inverno nonci sono nemmeno le giostre. La piazza è solo uno svincolo per scappare via. Da una parte svettano le nuove e non ancora asfaltate case degli operesi, da non confondere con gli operai, anche se la composizione sociale è quella: una vita scandita dal mutuo ma tutti con il box e orgogliosi di essere altro da Milano. Operesi, di destra e di sinistra. E dall’altra parte il nulla, un pantano che avrebbe dovuto ospitare, fino a marzo, un campo per settanta zingari, compresi trenta bambini. Letigri, eccole qui. Ma il circo è finito. Anche oggi presidiano e imprecano. Ma piagnucolano, perché la televisione - a loro, che hanno votato il sindaco diessino - gli ha dato dei violenti e fascisti; e perché, suvvia, per bruciare le tende della protezione civile, schiaffeggiare gli addetti e sventolare brandelli di trofeo come in un horror girato in Alabama, per quello «basta poco, un accendino, una scintilla». Chi è stato? «Ma sono stati tutti…». Sanno anche nomi e cognomi. Tempi duri per i cacciatori di fascisti duri e puri. I professionisti dei raid di stampo neonazista, nascosti sotto il cappellino della curva, ci sono eccome: ma solo qualche testa rasata con il tricolore sul giubbotto, qualche «forzanuovista» nemmeno troppo in incognito che confabula democraticamente con la polizia, il resto…fa ancora più impressione. Sono relazioni ritrovate, ci si riconosce, le mamme (per definizione) hanno i figli piccoli, si gioca a palla, dare addosso agli ultimi, da qualche secolo, favorisce la coesione sociale. La «sinistra» lo sa, e generalmente scappa a gambe levate, anche se Opera sta diventando un piccolo laboratorio per imparare a gestire con la testa il «problema» che non ha mai avuto una«soluzione». Dopo il raid, le tigri borbottanti vanno domate, anche perché a essere precisi (magistrati e poliziotti, a volte, sono molto ma molto precisi) potrebbero dover rispondere di devastazione, incendio, istigazione all’odio razziale, violenza, eccetera. Non ci risultano fermi. Strano. Fa impressione vedere il leghista Borghezio che si agita nelle improbabili vesti del domatore, con la coda tra le gambe. Le sue tirate le fa, «figli di puttana» di qua e «continuate a rompere i coglioni» di là, e però invita a essere «pragmatici», a valutare e distinguere, in uno spreco di congiuntivi srotolati a caso. Qualcuno mugugna, i più furbi hanno capito. La notizia è che la polizia e i carabinieri, o meglio chi rappresenta lo stato anche in quel di Opera, deve aver suggerito agli agitatori locali di An e Lega che il panettone potrebbero mangiarlo a San Vittore. Sotto natale, c’è da restare stupefatti: il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, allora esiste, anche se gli uomini che lui avrebbe dovuto dirigere, di concerto con la questura, l’altra sera hanno lasciato il campo libero a una vergognosa azione squadrista, anche annunciata. L’uomo è sul luogo, alla conferenza stampa preparata al municipio, e resta senza parole quando l’europarlamentare del Prc, Vittorio Agnoletto, gli chiede conto dell’incredibile assenza della forza pubblica (farà una interpellanza parlamentare). Il prefetto sgrana gli occhi, è un uomo sotto tutela e il suo tutor si chiama Filippo Penati, il presidente della Provincia di Milano, diessino pragmatico col pallino della sicurezza. Per una volta coraggioso. Il campo nomadi si fa, questo ci tiene a ribadire Penati dopo il raid, «e i responsabili vanno individuati e puniti» (applausi da tutto il parterre targato Prc). Al suo fianco, e capita spesso, siede il sindaco di Milano-faccio tutto io, Letizia Moratti. Quegli zingari, fino a due settimane fa abitavano a Milano, e lei ieri è «scesa» fino a Opera per ringraziare il sindacolocale e per saldare ancora di più quel «tavolo istituzionalebipartisan» che sta cercando di trovare soluzioni mediate tra sinistra e destra. Forse, è finita l’epoca Albertini. E il sindaco di Opera, Alessandro Ramazzotti (Ds), stravolto per una decisione che gli è capitata fra capo e collo, finalmente può tirare un mezzo respiro di sollievo. Almeno fino al 28 dicembre, quando la Protezione civile, protetta dai poliziotti, rimonterà le tende per gli abitanti dell’ex campo di via Ripamonti. Dieci giorni fa li hanno lasciati mezzi nudi in mezzo alla strada. Il solito sgombero, con il solito corollario di oggetti sfasciati dagli uomini della polizia locale (vigili), strumenti musicali compresi. Ne devono aver recuperato qualcuno perché, mentre il comitato razzista strepita, stanno suonando nel campo da basket dell’oratorio. Un po’ in disparte come sempre, ma almeno per un giorno circondati dall’affetto obbligato di chi di tanto in tanto sente il dovere di distinguersi dai razzisti, dagli indifferenti e da chi sostiene che quando si parla di nomadi c’è poco da fare… Su tutti vigila don Virginio Colmegna, l’uomo ragno della chiesa milanese. Risolve problemi. Qualche zingara mima uno svogliato passo di danza, i bambini giocano e i volti della sinistra istituzionale (Farina, Muhlbauer, Quartieri) si concedono una salamella alla griglia. Cucinano gli scout. Poi tutti al dormitorio pubblico di viale Ortles. «Ma papà sono poveri?». No, sono zingari.

23 DICEMBRE 2006: IL PREFETTO CONVOCA I RAPPRESENTANTI DEI CITTADINI

I cittadini operesi sono convocati d'urgenza in Prefettura dal Prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi.
Nella confusione del Presidio vengono scelte le cinque persone che gli operesi delegano a farsi portavoce delle istanze dei manifestanti: si tratta di Ettore Fusco, Vittorio Calvi, Ileana Zacchetti, Luca Mainardi e Luciano Solesin che scortati da alcune auto della Polizia si recano al colloquio in Corso Monforte.
Anche l'Europarlamentare leghista Mario Borghezio si reca con i cittadini a colloquio dal Prefetto e, dopo le trattative con i cittadini, il Dottor Lombardi ascolta anche lui.
Saputo dell'incontro si fanno trovare in Prefettura anche il ViceSindaco Tonino Liguori e due giovani facenti parte di un sedicente Comitato a favore del campo nomadi. Si tratta della figlia del capogruppo di maggioranza Angelo Scaglione ed uno sconosciuto accompagnatore.
Il ViceSindaco ed i due favorevoli al campo non vengono ricevuti dal Prefetto, anche poiché non convocati.
I rappresentanti dei cittadini ottengono la sospensione di qualsiasi attività fino almeno al 27 dicembre, giorno entro cui riunirsi con l'Amministrazione operese per valutare aree alternative.
Al ritorno in paese Ettore Fusco e Mario Borghezio riportano, megafono alla mano, quanto discusso in Prefettura alle centinaia di persone che, nell'attesa del rientro dall'incontro a Milano, si sono radunate occupando anche la sede stradale dell'intera rotonda dinanzi all'area circense.
Unica certezza è lo scioglimento del Presidio per i giorni 24, 25 e 26 dicembre: Il Prefetto ha garantito che nulla accadrà in quei giorni. Si torna tutti a casa con la promessa di ripristinare l'assedio al campo dall'alba del 27 dicembre, giorno di scadenza della tregua.

“Tregua natalizia” dopo l’intervento della lega
Opera, battuta d’arresto per il campo nomadi
Il prefetto assicura che i lavori resteranno fermi per tre giorni, intanto si cercheranno soluzioni alternative
di ALESSANDRO MORELLI (la Padania del 24 dicembre 2006)
La protesta della gente vince grazie alla Lega. Dopo 3 giorni passati all’addiaccio con i cittadini a presidiare anche di notte, la gente di Opera ha avuto una prima vittoria, il prefetto di Milano, Gianvalerio Lombardi, ha assicurato che i lavori per il campo nomadi non partiranno almeno fino al 27 dicembre. Anzi, grazie alla mediazione del rappresentante del Governo, che è riuscito a placare anche gli animi dei più decisi, è stato assicurato del tempo per trovare soluzioni alternative tra comitati e Comune prima dell’inizio dei lavori. “Tregua” natalizia assicurata dunque.Risultato ottenuto dunque, grazie all’intervento fondamentale della Lega che nei giorni scorsi era scesa in campo con il consigliere comunale di Milano, Matteo Salvini e il consigliere regionale Fabrizio Cecchetti e ieri con l’assessore regionale, Davide Boni e l’eurodeputato Mario Borghezio.
Zittite le tante balle ricamate dai media, la realtà dice che gli operesi scesi in piazza sono riusciti a sospendere la costruzione del campo per zingari. Cosa fatta capo ha.Dal 27 si vedrà dove mettere questi rom che nessuno vuole tranne il sindaco di Opera, Alessandro Ramazzotti. «Siamo qui - afferma Borghezio - per ribadire la nostra vicinanza ai cittadini di Opera, deprecando il comportamento tenuto da alcuni violenti, probabilmente disobbedienti infiltrati, ma rimarcando i gravi errori del sindaco che ha preso una decisione repentina senza informare adeguatamente la popolazione».In queste situazioni, spiega Borghezio «bisogna avere la testa sulle spalle da entrambe le parti, capire le ragioni degli altri senza eccedere in protagonismi che rischiano di scaldare gli animi. Sbagliare è umano, il sindaco lo ha fatto, se lo ammettesse e tornasse indietro sui suoi passi nessuno lo criticherebbe. Invece la posizione di Ramazzotti - spiega Borghezio - è arroccata e la gente non può certo comprenderla».
«In questi giorni - afferma il consigliere comunale leghista di Opera, Ettore Fusco - è stata lesa la dignità degli operesi, apparsi come devastatori sulle pagine dei giornali. Ora però dobbiamo pensare a mantenere alta l’attenzione sulla promessa fatta: il presidio continua. Di promesse non mantenute da questo sindaco ne abbiamo avute già abbastanza e noi torneremo qui il 27 mattina per essere certi che nessuna opera venga fatta senza l’accordo con la cittadinanza».
Una vicenda fatta di lotta della gente sul territorio e di bugie, palesate nero su bianco sul Manifesto di ieri. In un articolo si dice che il sindaco operese “certo non si è autocandidato ad accoglierli (i rom, ndr)”, in un’altro nella stessa pagina in un’intervista a don Massimo Mapelli della Casa della Carità si scrive che la giunta di Opera si è comportata “con sensibilità e responsabilità” dando “la sua disponibilità a tamponare un’emergenza creata da altri”. Tesi tenuta anche dal prefetto Lombardi che nei colloqui avuti in mattinata con Borghezio e alcuni rappresentanti dei cittadini avrebbe affermato di aver ricevuto direttamente dal primo cittadino la proposta dell’area.
Evidentemente qualcuno non è chiaro con la cittadinanza, forse chi accusa di squadrismo la Lega per un presidio pacifico cui hanno partecipato studenti, pensionati e famiglie intere?Proprio su questo interviene il segretario leghista della Martesana, Marco Rondini che dopo aver letto la rassegna stampa di ieri afferma: «Un comportamento simile ce lo aspettiamo da RaiTre, non certo dai media vicini a Berlusconi. Purtroppo la realtà è stata palesemente falsificata, tanto che pubblicamente Penati si è complimentato con Tg5 e Giornale per l’informazione data sulla vicenda...».

22 DICEMBRE 2006: DOPO LA RIVOLTA SI ORGANIZZA IL PRESIDIO

Tg1 ore 20:00 del 22 dicembre 2006
Proteste contro insediamento nomade alle porte di Milano
Opera, alle porte di Milano, in rivolta contro il campo nomadi allestito per il periodo invernale, ieri erano state date alle fiamme le tende appena posizionate, il sindaco di Opera parla di gruppi organizzati di Lega e An che avrebbero guidato la rivolta.
INTANTO I CITTADINI operesi si organizzano e, dopo avere trascorso la notte all'addiaccio, cominciano a predisporre l'area "dell'assedio", con tavoli, bidoni, legna per scaldarsi, cibi e bevande per i "presidianti", un'azione indispensabile per dimostrare alle istituzioni che non si può insediare per legge qualcosa di illegale. Soprattutto non lo si può fare senza il consenso del Popolo.
La giornata fila via liscia con migliaia di persone che transitano dal presidio sin dalle prime ore del mattino ed alla sera si radunano circa 500 operesi davanti al Comune che, in corteo, sfilano lungo il Viale principale del paese che porta fino all'area circense dove, per tutto il giorno, gli inquirenti hanno raccolto prove per trovare i responsabili del rogo delle tende.
La notte precedente, quella dei disordini, è un ricordo. Adesso il paese è invaso da un centinaio di agenti tra polizia e carabinieri che si alternano nel presidio dell'area circense, del Comune ed anche della casa del Sindaco Ramazzotti.
Il Sindaco ha paura, ovviamente non esce di casa e se lo fa viene scortato. Ma la scelta è stata sua.
Il primo comunicato stampa dal Presidio:
COMUNICATO STAMPA: PRESIDIO OPERA “NO CAMPO NOMADI”
Udite le vergognose notizie riportate da rai tre nell’edizione della Lombardia, dal Gazzettino e da alcune dichiarazioni in una trasmissione di Antenna 3 teniamo a precisare quanto segue:
La Lega Nord per l’indipendenza della Padania prende le distanze da fatti illeciti verificatisi in occasione dell’inizio del presidio dell’area circense di Opera.
Ogni accusa di aver istigato e fomentato attività non legittime, al di fuori della mera occupazione per la tutela di una zona del nostro paese che non vogliamo sia adibita a campo nomadi, è assolutamente falsa è strumentale.
La Lega Nord è sempre dalla parte della gente e continuerà, con i cittadini operesi, a presidiare permanentemente l’area che il Sindaco di Opera vuole adibire a campo nomadi pur non approvando il gesto dei moltissimi cittadini che si sono recati, anticipando il corteo, a dare fuoco alle tende preparate per ospitare i nomadi. Cittadini infuriati ed esasperati dal comportamento del Sindaco che, in un giorno,ha imposto un campo nomadi ad Opera ignorando la protesta spontanea di migliaia di cittadini,
Il presidio ad oltranza terminerà solo quando il Prefetto prenderà in considerazione l’ipotesi di cercare una zona più idonea lontana dalle abitazioni; ovviamente non ad Opera.
Naturalmente ci riserviamo di tutelare la nostra immagine ed il buon nome del Capogruppo diffamato a mezzo stampa e televisione nelle sedi più opportune.
Opera, 22 novembre 2006
Ettore Fusco (Capogruppo della Lega Nord per l’indipendenza della Padania)

21 DICEMBRE 2006: IL GIORNO DEL CONSIGLIO COMUNALE E DELLE TENDE BRUCIATE

Il 21 dicembre 2006, nonostante l'assicurazione data il giorno precedente, il Sindaco Alessandro Ramazzotti autorizza l'inizio dei lavori all'interno dell'area circense di Via Marcora all'ingresso del paese.
All'alba giungono mezzi e persone della protezione civile milanese per allestire il campo, piazzare la fossa biologica e la rete fognaria, preparare gli allacciamenti di acqua potabile e luce ed installare la parabola TV.
Anche uomini della protezione civile di Opera contribuiscono alla colonizzazione dell'area ma, a detta degli stessi, a loro insaputa. Secondo quanti prendono parte alle operazioni il presidente locale della protezione civile comunica loro che si tratta di un'esercitazione. Ma l'impiego di ruspe per gli scavi rende alquanto sospetta questa loro affermazione.
Durante la giornata i cittadini si avvisano vicendevolmente di quanto accade dandosi appuntamento alle 21 presso il Municipio dove è in programma un Consiglio Comunale, già convocato da tempo, per altre ragioni.
Nella notte sono apparsi manifesti di Lega Nord, Alleanza Nazionale e Forza Italia che invitano proprio i cittadini a dire la propria con la presenza in Aula e tentare di dissuadere dai propri propositi la Giunta operese.
Alle 21 sono mille gli operesi che circondano il Municipio, solo duecento riescono ad entrare nell'Aula Consiliare, gli altri restano fuori.
Inizia il Consiglio Comunale ma non c'è niente da fare, Ramazzotti non sente ragioni e parla di emergenza umanitaria, il suo Vicesindaco Liguori fa altrettanto con maggior arroganza ed il Consiglio viene sospeso dal Sindaco contestato da centinaia di persone contrarie alla sua scelta.
Mentre fuori dal palazzo alcune centinaia di persone aspettano notizie, all'interno dell'aula prende la parola il Consigliere leghista Ettore Fusco che, sollecitato dalla folla, contesta la scelta di Ramazzotti e lo invita a rivedere la sua posizione.
Gli animi sono incandescenti e l'unica soluzione pare quella di organizzare una protesta pacifica all'esterno del campo in allestimento per fare capire alle istituzioni che non vi è il consenso popolare e quindi non si deve portare ad Opera alcun campo rom.
Nel frattempo, all'esterno, centinaia di persone spazientite già si dirigono all'area circense incustodita e lasciata colpevolmente aperta.
L'unico Carabiniere presente in aula invita il Consigliere Fusco a calmare gli animi dei cittadini che dall'ingresso principale sembra spingano per voler entrare. Se dovessero sfondare le porte del comune - dichiara il militare - si renderebbe indispensabile l'intervento repressivo.
Così il leghista si affaccia al balconcino del Municipio ed invita la gente davanti al palazzo a stare calma, non fare gesti avventati ed aspettare che si scelga la metodologia della protesta.
Probabile soluzione quella di recarsi all'area circense per presidiare l'aree e contrastare la scelta del Sindaco di utilizzare un'area del Comune di Opera per dare accoglienza ad un campo rom. Opera non vuole diventare come alcuni quartieri periferici del capoluogo lombardo dove attorno ai campi nomadi regna un degrado vergognoso.
Ma oramai all'area circense sono già arrivati quattro, cinquecento cittadini che, trovando aperto il cancello ed incustodita l'area, entrano spontaneamente non sapendo cosa fare.
Proprio il non sapere cosa fare induce qualcuno al gesto estremo e, con un semplice accendino, si cominciano a dare alle fiamme le tende già montate.
La notizia giunge anche in Comune e molti si recano a vedere cosa succede, tra questi anche Fusco ed altri consiglieri di opposizione mentre, quelli di maggioranza, sono già scappati tutti per paura di essere linciati dalla folla inferocita.
Intanto il Sindaco riprende la seduta, davanti ai cittadini più tranquilli, ma dopo aver ripetuto la storia dell'azione umanitaria viene interrotto da un cittadino che gli espone semplicemente il pensiero degli operesi: "Signor Sindaco, abbiamo capito il suo pensiero, ma adesso che ha visto che noi operesi non vogliamo un campo nomadi a Opera, cosa pensa di fare?".
Ramazzotti interrompe definitivamente la seduta e se ne va sbottando: "allora non volete capire, me ne vado" e sparisce definitivamente con i pochi suoi colleghi rimasti.
Fino a notte fonda restano in strada i cittadini che nel frattempo organizzano un presidio fisso dinanzi all'area circense. Si stabiliscono i turni per passare anche la notte.
Il 21 dicembre 2006 iniziano i moti popolari con i disordini che proseguono fino a notte fonda.
Dal Tg1 del 22 dicembre 2006:
SPEDIZIONE PUNITIVA NEL MILANESE
Ieri sera ad Opera 300 persone hanno dato alle fiamme alcune tende della protezione civile approntate per ospitare una sessantina di rom sfollati da un campo abusivo.Il sindaco di Opera denuncia la presenza nel corteo di infiltrati esterni della Lega e di AN: Salvini e La Russa negano e quest'ultimo minaccia querele.
da Il Giornale
OPERA, 400 PERSONE IN PIAZZA. FUOCO E FIAMME CONTRO I ROM
di Paola Fucilieri
Un vero e proprio blitz. Conclusosi con 6 tende della Protezione civile bruciate e altre 7 divelte nel campo che il comune di Milano sta allestendo a Opera – all’angolo tra via Borsellino e via Marcora – per i nomadi sgomberati in zona Ripamonti due settimane fa. Quasi contemporaneamente un’incursione di circa 400 persone hanno impedito al consiglio comunale di Opera di proseguire mentre altri portavano come un trofeo, davanti al municipio, parte di quelle tende bruciate.A Opera i nomadi non li vogliono, è chiaro. Il sindaco Alessandro Ramazzotti (Ds), tra le 20 e le 21 di giovedì, ha tentato di illustrare al consiglio comunale e ai cittadini imbufaliti che affollavano l’aula il protocollo d’intesa appena raggiunto con le istituzioni milanesi per sistemare i 67 rom (di cui 34 bambini) che hanno dovuto lasciare l’accampamento abusivo di via Macconago giovedì 14 dicembre perché sgomberati dalla polizia. Il primo cittadino, però, si è dovuto interrompere perché il vociare di proteste gli impediva di parlare. E a nulla sono valsi i 15 minuti di pausa: Ramazzotti è stato costretto a sospendere il consiglio comunale mentre l’orda di gente, dietro incitazione dei rappresentanti della Lega, si riversava sulla strada e, bloccando il traffico davanti alla rotonda, agitava una specie di vessillo: il lembo di una delle tende che alcuni di loro avevano bruciato (probabilmente durante il consiglio comunale).In via Borsellino l’altra sera, subito dopo il rogo, sono giunti i carabinieri della compagnia di Corsico, quelli del nucleo radiomobile di Milano e, ieri mattina, la Digos che, insieme ai militari, ha presidiato la zona, non recintata e decisamente poco vigilabile. Sul posto sono state trovate delle taniche di benzina. E, oltre ai leghisti, c’è chi giura che tra i piromani ci fossero anche esponenti dell’estrema destra.Nei giorni scorsi a Opera era nato un vero e proprio vespaio di proteste quando il Comune e la Provincia di Milano – non appena deciso di approntare l’area verde all’angolo tra via Borsellino e via Marcora per il campo nomadi provvisorio, con le grosse tende azzurre riscaldate della protezione civile – avevano mandato subito sul posto le ruspe per iniziare i lavori. I residenti erano scesi allora sul piede di guerra, impedendo alle ruspe di andare avanti. E non erano stati solo i vertici della casa di riposo «Anni Azzurri» che si trova nell’area, ma tutti coloro che in quella zona stanno per andarci ad abitare.«È un’area dove sono state costruiti molti alloggi nuovi. E dove la gente non vuole più andare a vivere ora che sa che accanto ci saranno i rom. Avevamo detto no al campo nomadi di Noverasco e adesso ne allestiscono uno lì accanto» aveva protestato il sindaco di Opera con il prefetto Gianvalerio Lombardi lunedì quando, in piena emergenza proteste, era stato avvertito solo a lavori già iniziati. Poi le polemiche sembravano essersi quietate e l’accordo con la Provincia raggiunto. Ma c’era chi attendeva solo il momento giusto per agire. Adesso l’area dell’incendio è sorvegliata 24 ore su 24. Nel timore di nuovi blitz.

20 DICEMBRE 2006: SI COMINCIA A PARLARE DI AREA CIRCENSE PROPOSTA DA RAMAZZOTTI

Arrivano le prime prese di posizione politiche con un comunicato stampa dei consiglieri regionali leghisti:
OPERA (MI)
CECCHETTI E BONI: “NO AL CAMPO NOMADI AD OPERA”
In merito alla realizzazione di un nuovo campo nomadi sul territorio di Opera (MI), sono intervenuti il consigliere regionale della Lega Nord, Fabrizio Cecchetti e l’Assessore regionale al Territorio e Urbanistica, Davide Boni.
“La Lega Nord – afferma Fabrizio Cecchetti – si dichiara fin da subito contraria ad ogni ipotesi di realizzazione di un campo nomadi sul territorio di Opera. E’ tempo che i sindaci di sinistra e il loro Presidente della Provincia, Penati, inizino a pensare ai problemi di cittadini e la smettano di regalare soldi a persone che non li meritano e che continuano a infrangere le leggi. Auspico che la solerzia riscontrata nel caso di nomadi e extracomunitari venga riservata anche a chi risiede da sempre nel nostro territorio, rispettando la legge e pagando le tasse. I cittadini onesti non vogliono più convivere con il degrado e gli episodi di criminalità spesso legati alla presenza dei campi nomadi.” “C’è il rischio concreto - continua l’Assessore regionale Davide Boni – che, nonostante le promesse del sindaco Ramazzotti di effettuare un intervento straordinario e limitato nel tempo, il campo si trasformi in una realtà permanente, con tutti i disagi che ne conseguirebbero. Proprio con le ultime modifiche apportate alla Legge regionale per il governo del territorio, n. 12 del 2005, sono state introdotte nuove disposizioni di indirizzo per attuare una corretta e ragionata localizzazione dei campi di sosta e transito dei nomadi. L’individuazione di aree nelle quali il piano dei servizi prevede la creazione di campi di sosta o di transito dei nomadi, dovrà essere effettuata solo attraverso il consenso dei comuni limitrofi. Faccio quindi appello ai consiglieri regionali affinché procedano in tempi rapidi all’approvazione delle modifiche alla legge 12 in aula consiliare”.
INTANTO: Il livello di allarme tra la popolazione cresce ma ancora nessuno sa cosa fare poiché notizie certe non ce ne sono. Ramazzotti assicura (telefonicamente a Fusco) che non partono i lavori ma che bisogna prendersi la responsabilità di aiutare degli sfollati con un'emergenza umanitaria. Le voci sul luogo dove si potrebbe insediare il campo sono vaghe ma si parla già di Area Circense anche se il Sindaco garantisce che neppure il 21 potranno partire i lavori in quanto proprio il ventuno, alle ore sedici, avrebbe un incontro in Prefettura per discutere la questione.
Il 21 è giorno di Consiglio Comunale fissato da più di una settimana, prima che scoppiasse la questione nomadi, e quindi parte oggi il tam tam per invitare più cittadini possibile a partecipare alla seduta consiliare che riunisce l'intera Amministrazione. L'intento è quello di dissuadere il Sindaco dai suoi propositi di accoglienza facendo sentire la voce del popolo sovrano. Nella notte tra il 20 ed il 21 appaiono infatti i manifesti di Lega Nord, Alleanza Nazionale e Forza Italia che invitano la gente a partecipare al Consiglio Comunale. Anche gli sms intasano i ponti radio giungendo praticamente a tutti gli operesi.

19 DICEMBRE 2006: LA POPOLAZIONE COMINCIA A MOBILITARSI

Il primo appello ai cittadini è del Consigliere Ettore Fusco che apprende dal Sindaco Ramazzotti l'intenzione di mantenere sul territorio comunale il campo rom:
MOBILITAZIONE GENERALE CONTRO L’INSEDIAMENTO A OPERA DI UN CAMPO NOMADI. IL SINDACO RAMAZZOTTI HA ANNUNCIATO DA DOMATTINA L’AVVIO DEI LAVORI CHE DURERANNO POCHISSIMI GIORNI ED ENTRO NATALE AVREMO UNA BELLA SORPRESA. UN CAMPO NOMADI DAVANTI ALLE VILLETTE A SCHIERA DI NOVERASCO, DIETRO GLI ANNI AZZURRI… DAVVERO UN BEL REGALO DI NATALE PER GLI OPERESI!
TUTTI A NOVERASCO, DIETRO GLI ANNI AZZURRI, A MANIFESTARE LA NOSTRA SOLIDARIETA’ AI RESIDENTI DELLA ZONA E LA CONTRARIETA’ AD OGNI INSEDIAMENTO CHE POSSA RECARE UNA TANTO GRAVE TURBATIVA ALLA VITA DEGLI OPERESI.
NON FACCIAMOCI PRENDERE SEMPRE IN GIRO.. NON SUBIAMO LE IMPOSIZIONI DI CHI VUOLE DISTRUGGERE LA NOSTRA TERRA, LA NOSTRA CULTURA, LA NOSTRA SICUREZZA. SIAMO OPERESI, NON STUPIDI!

18 DICEMBRE 2006: ARRIVANO LE RUSPE A NOVERASCO

NOMADI, I RESIDENTI BLOCCANO I LAVORI
Da "Il Giornale" del 19 dicembre 2006
Sono stati bloccati dai residenti i lavori per il nuovo campo nomadi in via Borsellino al confine con il Comune di Opera. E proprio dal Comune di Opera (che non era stato avvertito) sono arrivate le proteste rivolte a Provincia, Comune e Prefettura, che avevano trovato un accordo per costruire il nuovo campo dove ospitare i circa 67 rom, 34 dei quali minori, sgomberati il 14 dicembre da via Ripamonti. Soluzione ideale visto che l'area dove far sorgere la struttura d'accoglienza era dello stesso proprietario di quella sgomberata.Ma nella zona, a Noverasco, ci sono una casa di riposo ma soprattutto tante villette. «Saranno oltre un centinaio di famiglie» spiega il sindaco di Opera, Alessandro Ramazzotti (Ds). Quando hanno visto la ruspa ieri mattina, gli abitanti sono andati in strada a fermarla e intanto qualcuno è corso ad avvisare il sindaco che nel pomeriggio ha incontrato l'assessore alla Protezione civile della Provincia, Francesca Corso, e il prefetto Gian Valerio Lombardi.«Non è una cosa pregiudiziale, di chi è comunque contro - sottolinea Ramazzotti - ma c'è stato un corto circuito». Quello creato dal fatto che nessuno ha avvisato Comune e residenti, che per ora hanno ottenuto il blocco dei lavori fino a domani quando ci sarà un nuovo incontro (la conferma verrà oggi) in Prefettura. E proprio la Prefettura spera in una soluzione «in tempi brevissimi». Anche l’assessore Corso dice che «per domani ci saranno sviluppi interessanti».Il sindaco Ramazzotti oggi alle 11 incontrerà i residenti: «Come Comune - spiega - abbiamo dato la disponibilità a cercare una soluzione anche perché chi deve andare nel campo è povera gente che non ha un posto. Ma senza avvertire tutto si complica: di fronte a un atteggiamento incauto il rischio è che le cose si incaglino».
INTANTO I CITTADINI: Mentre i residenti della Via Borsellino ed i vicini noveraschesi con l'aiuto dei mezzi di alcune aziende locali riuscivano a bloccare i lavori, nella vicina Opera giungeva la notizia tramite richieste di aiuto via E-mail ed il passaparola cominciava ad interessare sempre più persone che si organizzavano per dare manforte ai residenti di Noverasco per evitare che un campo irregolare fosse trasferito davanti alle abitazioni dei cittadini legittimamente preoccupati.

14 DICEMBRE 2006: tutto ebbe inizio con lo sgombero in Via Ripamonti

SGOMBERATO IL CAMPO ROM DI VIA RIPAMONTI
Oltre 100 persone accolte alla Casa della Carità, 18 portate in questura
Da Afffari Italiani del 15 dicembre 2006
Abbattute le baracche dei rom di via Ripamonti, su un terreno occupato da un anno e mezzo; bambini portati alla Casa della Carità. Don Colmegna: ''Si è deciso di procedere alla vigilia di Natale. Milano rischia di trasformarsi in una polveriera''. Sono arrivati senza preavviso, ma con le ruspe, per abbattere le baracche dei rom di via Ripamonti a Milano. Ex sede del poligono di tiro, estrema periferia sud della città. Siamo all’altezza del civico 342. Un centinaio di persone aspetta ora per strada, di fronte a quello che resta delle loro case. Ci sono uomini, donne mentre una trentina di bambini sono stati subito accompagnati alla Casa della Carità. Spaventati. “Un’azione improvvisa, nessuno sapeva nulla – dice don Virginio Colmegna, immobile davanti alla baraccopoli -. Questa operazione sarebbe rimasta anonima se non fossimo intervenuti”. Nomadi sì, ma tutti in possesso di regolare permesso di soggiorno. Solo 18 persone sono state portati in Questura per accertamenti. In100 acolti dalla Csa della Carità.
“Nessun problema: tutto tranquillo – dice la Polizia -. Non ci sono stati scontri. E ora all’interno del campo non è rimasto più nessuno”. Provincia e Comune non sanno niente. La decisione è stata presa in via Fatebenefratelli, su richiesta di un privato, il proprietario dell’area. Circola il nome di Salvatore Ligresti.
“Queste persone occupavano quel terreno ormai da un anno e mezzo – prosegue il sacerdote - e si è deciso di procedere solo ora, alla vigilia di Natale. Lo dico senza polemiche, ma Milano rischia di trasformarsi in una polveriera, se non si procede agli sgomberi con un piano ben organizzato”.
Anche in via Vivaio, c’è stupore: si attende ora la convocazione in Prefettura. Si spera, nel pomeriggio. “I problemi non si risolvono così, esiste un tavolo interistituzionale attorno a cui trovare soluzioni e non è stato rispettato – dice Francesca Corso, assessore ai Diritti dei cittadini della Provincia di Milano -. Questi interventi vanno concordati per garantire alla persone un’accoglienza adeguata”. Tensioni nell’aria dunque che rischiano di riportare la città al clima incandescente del giugno 2005, quando lo sgombero del campo nomadi di via Capo Rizzuto creò un’emergenza abitativa per 76 persone rimaste senza casa dall’oggi al domani. Passarono dalla baracca, al parcheggio di Molino Dorino per “finire” alla Casa della Carità. “Il rischio di tutto ciò è la creazione di nuovi insediamenti – commenta perplessa l’assessore Corso -. Prima si cerchino alternative reali, poi si intervenga”.
Il campo ora è deserto. Don Virginio Colmegna si è offerto di portare alla Casa della Carità gli oggetti personali dei Rom, almeno quelli che le ruspe non hanno distrutto. Ma il vero problema restano le persone. Non tutti hanno deciso di farsi accogliere dalla struttura del sacerdote. “Io lì non ci voglio andare – dice L., uno di loro -. Preferisco andarmene per la città e trovare un altro posto.
"Sui rom c'è un tavolo aperto in prefettura, sarebbe stato meglio che noi fossimo informati". Così l'assessore comunale alle Politiche sociali, MariolinaMoioli, risponde riguardo allo sgombero eseguito stamani in un campo nomadi di via Ripamonti. Uno sgombero, spiega Moioli, "richiesto da un privato", proprietario dell'area di via Ripamonti. "Ora ci troveremo all'incontro in prefettura, che abbiamo richiesto il vice sindaco, Riccardo De Corato, e io".

8 DICEMBRE 2007 CASONI SGOMBERATA

Dopo oltre tre mesi di presidio anche i cittadini di Pieve Porto Morone, in particolare della frazione di Casoni, hanno ottenuto l'agoniato sgombero del campo istituito dalla Prefettura senza l'autorizzazione del popolo.
Opera si rallegra con i pievesi che si sono battuti tenacemente senza mai mollare ed hanno ottenuto sfidando le istituzioni il ripristino della legalità laddove, la presenza delle forze dell'ordine lo dimostra, non si poteva più condurre una vita tranquilla.
Anche questa volta alcuni di noi possono dire "io c'ero", e lo hanno fatto disinteressatamente, in un comune che dista quaranta kilometri dal nostro.
Speriamo che la smettano di fare queste prepotenze e che la gente si faccia sempre sentire quando si sente ingiustamente sopraffatta dalle istituzioni.

COMUNICATO STAMPA: 5 DICEMBRE, TEMPO ABBONDANTEMENTE SCADUTO

Menzogne su menzogne e propaganda di regime. A tempo abbondantemente scaduto non si è ancora risolto il problema della Cascina Gandina a Pieve Porto Morone dove, da oltre tre mesi, alloggia una parte della comunità rom sgomberata in seguito all’ordinanza del Sindaco di Pavia Piera Capitelli dall’area ex Snia a Pavia e sistemata in una struttura della Curia di Lodi con il beneplacito del Prefetto pavese Ferdinando Buffoni.
I cittadini di Pieve Porto Morone sono stanchi di essere presi in giro e di restare inermi dinnanzi allo scadere di ogni data ultima che le istituzioni promettono per la soluzione del problema.
Non è ammissibile che uno Stato democratico si prenda gioco dei cittadini, attraverso le sue rappresentanze sul territorio, e non faccia gli interessi degli italiani ma, bensì, copra inefficienze dell’apparato burocratico e legislativo di un Paese che non riesce a risolvere un problema che rischia di giungere ad un punto di non ritorno.
Se non si controllano i flussi migratori e non si restituiscono ai cittadini la fiducia nelle istituzioni e la sicurezza di essere tutelati dalle forze dell’ordine questo paese cadrà nel kaos.

Per quanto riguarda la tensione sociale causata dall’incauta sistemazione di famiglie senza fissa dimora e senza lavoro, all’interno di una piccola comunità prevalentemente agricola, siamo ancora in attesa che la magistratura avvii un procedimento contro il Prefetto di Pavia Ferdinando Buffoni per "istigazione all'odio fra le classi sociali attuata in modo pericoloso per la pubblica tranquillità".

COMUNICATO STAMPA: PIEVE PORTO MORONE VINCE

Oggi vanno via le ultime famiglie che ancora soggiornavano alla Cascina Gandina di Pieve Porto Morone. Dopo tre mesi di presidio finalmente i pievesi potranno tirare un sospiro di sollievo e tornare ad essere padroni in casa propria. Padroni di uscire dalle proprie abitazioni senza trovarsi dinnanzi ospiti poco graditi, senza essere controllati a vista da pattuglie della polizia o dei carabinieri, senza essere invasi da centinaia di militari in tenuta antisommossa ogni volta che la gente decide di manifestare un dissenso nei confronti delle istituzioni.
Finalmente non si vedranno più quegli individui di estrema sinistra che portavano aiuti e solidarietà per apparire sui giornali. Finalmente i giornali non si occuperanno più di Pieve Porto Morone, Casoni e la Gandina. Finalmente il Ministro Ferrero non scomoderà più paroloni come pogrom, di cui forse neppure ne comprende il significato, per apostrofare gente onesta che paga le tasse e chiede di essere rispettata.
Anche noi di Opera ci siamo stati, con gli amici pievesi, ed abbiamo contribuito nel nostro piccolo a fare si che anche a Pavia, in una piccola frazione di Pieve Porto Morone, tornasse sovrana la volontà popolare.
Questa sera anche Opera sarà al presidio di Pieve Porto Morone per accertare la liberazione di Casoni.

MILANO 1 DICEMBRE 2007: LA POLIZIA CONTRO IL GOVERNO PRODI PER LA SICUREZZA

Il presidio di Opera era presente alla manifestazione della Polizia organizzata oggi a Milano per dimostrare contro i tagli in finanziaria che penalizzano i tutori dell'ordine, quindi la nostra sicurezza, ed il rinnovo del contratto degli agenti che li vede molto penalizzati rispetto ad altre categorie del pubblico impiego.
Un poliziotto demotivato è certamente un pessimo biglietto da visita per uno Stato che necessita, oggi più che mai, di essere difeso e di poter difendere anche i suoi cittadini.
Cinquemila persone hanno sfilato da Porta Venezia alla Via Manzoni dove i segretari dei sindacati del settore e l'On. Roberto Maroni hanno parlato agli intervenuti. Al corteo hanno partecipato oltre agli agenti di ogni reparto di polizia anche semplici cittadini, militanti della Lega nord ed alcuni politici tra cui la Ferretto, l'On. Ignazio La Russa ed il Vicesindaco di Milano Riccardo De Corato.
Nella foto: Alcuni presidianti oggi a Milano

SABATO 1 DICEMBRE A MILANO

Il Presidio di Opera sfila per le vie cittadine del capoluogo lombardo per dimostrare contro il Governo Prodi ed i tagli al welfare con il conseguente innalzamento dell'età pensionabile dei difensori dello Stato e la riduzione del coefficiente con cui sono stabiliti i lavori usuranti ai fini pensionistici.
Il poliziotto quindi lavorerà di più e percepirà meno pensione, tutto questo rischiando la vita quotidianamente.
Grazie a Prodi questo paese sta toccando il fondo.
OPERA: RITROVO ORE 8 EX COOP
MILANO: CONCENTRAMENTO ORE 9 BASTIONI PORTA VENEZIA
A seguire corteo fino alla piazza della Scala e comizi dei rappresentanti sindacali.