IL SITO DEL PRESIDIO DI OPERA E' UNA CARICATURA DEI PROBLEMI LEGATI ALL'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI NELLA SOCIETA' MODERNA.

SOTTO: LA STORIA DEL PRESIDIO DI OPERA, UN ANNO DOPO.

Dal 21 dicembre 2006 al 12 febbraio 2007 riassunta con gli articoli di giornale più significativi (spesso falsi) ed i comunicati stampa, per non dimenticare:

VERGOGNA, non possiamo permettere questo!

29 DICEMBRE 2006: SI RIMONTANO LE TENDE PER IL CAMPO ROM

venerdì, 29 dicembre 2006 • Tg1 20:00
PROTESTE CONTRO IL CAMPO ROM
Tensione, ma nessun incidente oggi a Opera (Mi), dove sono state rimontate dalla protezione civile le tende incendiate nei giorni scorsi.Petardi, fischi, proteste hanno accolto il ritorno dei rom nel campo: il presidio dei cittadini -dicono- non se ne andrà finché resteranno i rom.
Il sindaco di Opera, Ramazzotti, ha precisato che in collaborazione con il comune di Milano si farà di tutto perché 40 famiglie rom possano trascorrere l'inverno in una situazione dignitosa.
intanto dal Presidio:
ALL'ALBA i cittadini sono poche decine mentre cominciano ad arrivare centinaia di uomini delle forze dell'ordine. Mezzi blindati, uomini in tenuta antisommossa, ci sono tutti dalla forestale alla guardia di finanza, dalla polizia ai carabinieri. Almeno 500 uomini con un centinaio di mezzi, tra cui alcuni pullman, occupano tutta l'area tra il primo svincolo per Opera della Valtidone ed il semaforo di Via F.lli Cervi.
Ad un tratto si blocca la tangenziale, una colonna di mezzi della protezione civile esce a Noverasco, direzione Opera, e la sua coda giunge fino al distributore di benzine nel comune di San Giuliano, un kilometro di mezzi.
Giunti in paese vengono lasciati passare dai cittadini, assolutamente esterrefatti per tale dispiegamento di forze e mezzi per un campo nomadi.
"Chissà se lo Stato ha mai utilizzato tante e tali risorse per un alluvione o un terremoto?" è la domanda che si pongono un pò tutti i presenti.
"Questo dimostra quanti e quali interessi ci siano in gioco dietro settanta zingari" l'unanime risposta.
Almeno cento mezzi della protezione civile, che giungono da Milano, dalla Brianza e da altri comuni vicini al nostro, entrano nel campo con duecento persone circa, mentre i cinquecento uomini armati controllano che tutto fili liscio.
Una vergogna nella vergogna: anche alcuni di Opera sono li a sfidare il paese.
Cominciano i lavori, caspita come sono bravi, in men che non si dica viene sistemato tutto: tende, cucine, bagni, illuminazione, antenna TV parabolica, non manca niente. Solo i rom per ora.
Nel pomeriggio arrivano anche loro, sotto una fitta nebbia si vede sbucare un pullman dalla stradina di Mirasole, passano dalla parte opposta a quella dove si trovano un migliaio di persone tra cittadini e forze dell'ordine.
La possibilità che la manifestazione possa trasformarsi in tragedia, con probabili scontri tra cittadini e polizia, induce i Presidianti a lasciare libero quel varco.
Da li infatti giungono tutti, rom, preti, autorità ed amministratori operesi.
Sembrano quasi soddisfatti, mentre i cittadini fuori al freddo protestano e gridano all'indirizzo di quel manipolo di persone che non rappresentano certo la legalità.
Né gli ospiti né i tanto zelanti ospitanti!
Ad un tratto l'Assessore Riccardo Borghi si gira verso un gruppo di almeno trecento persone che assistevano insieme ad una cinquantina di agenti, tra cui il Vice Questore Vicario, dallo svincolo della Valtidone chiuso al traffico per maggiore sicurezza.
Borghi, Assessore all'educazione, da un esempio di fair play, di buona educazione improvvisando dal campo una scenetta che resterà scolpita nella memoria di chi l'ha vista ed anche di chi se l'è sentita raccontare.
Il numero due in comune, il Vicesindaco conta infatti molto poco, si dirige verso i suoi concittadini e gli fa un plateale gesto dell'ombrello. Un vaffanculo a tutti, in pratica. Con buona pace della Cultura, dell'Educazione e di tutte quelle belle attività di cui dovrebbe invece occuparsi.
Ma in fondo lo sfogo è comprensibile. I cittadini protestano contro un campo rom e loro, l'Amministrazione, hanno ottenuto proprio quel campo che ha provocato tanti disordini in paese. Quale modo migliore per festeggiare se non mandare un bel "tié, ciapa" agli operesi?!
Amministrazione batte Cittadini 1 a 0
Venerdì 29 dicembre 2006 - Studio Aperto 18:30
CAPODANNO DI RIVOLTA NEL MILANESE
Nella zona di Opera (Mi) destinata a un nuovo campo rom oggi sono state assegnate le piazzole per le roulottes, mentre la polizia teneva ben distanti i cittadini del luogo che da giorni protestano."Terremo il campo pulito e manderemo i nostri figli a scuola" hanno assicurato i nomadi, ma la popolazione non desiste e chiede il loro allontanamento.
venerdì, 29 dicembre 2006 - Tg La 7 20:00
CAMPO ROM DI OPERA, COMINCIA L'ALLESTIMENTO
Tra le proteste degli abitanti sono state allestite, dai volontari della protezione civile, nuovamente le tende che alcuni giorni fa erano state bruciate che sono destinate ad ospitare una comunità rom.
dal Corriere della Sera del 30 dicembre 2006
Campo rom protetto giorno e notte. La protesta continua
Gli abitanti: via le tende dei nomadi.
Moioli: patto di legalità, soluzione condivisa.
La Caritas: operazione di solidarietà
Il grido di benvenuto con cui vengono accolti dal drappello di gente in attesa fuori dal campo non è dei migliori: «Merde», «ladri», «figli di puttana». La donna che nel campo entra in quel momento — insieme con le altre 16 madri, 17 uomini e 37 bambini rom appena riportati a Opera — tiene in braccio un fagottino di due mesi, e fa finta di non sentire. Ma «queste famiglie hanno firmato un patto di legalità che sarà il loro banco di prova», ripete l'assessore Mariolina Moioli. «E noi lo rispetteremo», dicono i capifamiglia rom. «Entro marzo avranno una sistemazione definitiva altrove», insiste il sindaco di Opera, Alessandro Ramazzotti. «Nel frattempo — osserva con un sorriso di speranza don Massimo, della Casa della Carità, mentre li guarda entrare nelle tende — finalmente siamo qui».All'indomani del doppio vertice in prefettura che dovrebbe aver messo le basi per le «garanzie di legalità» richieste dalle parti, i settantasette sgomberati di via Ripamonti hanno dunque ottenuto ieri la sospirata «risposta provvisoria» — così la qualifica ancora il presidente della provincia Filippo Penati — a quella che il sindaco Ramazzotti non si stanca di definire come «una evidente emergenza umanitaria»: 16 tende allestite in neanche cinque ore dai volontari della Protezione civile, convocati in tutta fretta la sera prima, dove questa gente passerà almeno i mesi più freddi dell'inverno in attesa che Provincia e Comuni, Milano in testa, trovino un posto stabile dove mandarli. «Entro il 19 gennaio sarà individuato — ribadisce l'assessore provinciale Francesca Corso — e prima del 31 marzo sarà pronto». «Saremo qui fuori ogni notte a vigilare e fare il conto alla rovescia», promettono gli assai scontenti promotori del presidio esterno.Che non sono tanti, in verità. Meno di una decina all'alba, all'arrivo dei rom nel pomeriggio saranno forse un centinaio, più o meno quanti i carabinieri e poliziotti chiamati per tenerli a bada: qualcuno con la sciarpa leghista, alcuni residenti, e poi un discreto gruppetto di ultrà rasati che accolgono i neoarrivati lanciando tre-quattro fumogeni e petardi da stadio oltre la rete. Una parte dei manifestanti a quel punto si defila: «Protestare è un nostro diritto ma non è questo il modo», riconoscono. «Non confondiamo i 14 mila abitanti di Opera con le poche decine di persone qui fuori», non si stanca di ribadire il sindaco: «È naturale che tutti siano preoccupati, ma non è ignorando un problema che lo si risolve». «E del resto anche il governo — mette le mani avanti il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato — non può scaricare tutto sulle spalle degli enti locali».Ma è ancora Mariolina Moioli, che di Milano è assessore alle Politiche sociali, a rivendicare con Ramazzotti, titolare di una giunta di colore opposto al suo, la scommessa sulla bontà di una scelta: «Si sono impegnati a rispettare le regole, nessun ingresso oltre a questi, i bambini dovranno proseguire la scuola che già frequentavano. I volontari della Casa della Carità e le forze dell'ordine saranno sempre qui a controllare. E in ogni caso — conclude — questo è un esperimento decisivo. Se funzionerà come spero, segnerà un corso completamente nuovo rispetto a quanto è stato fatto prima di noi».Fa ancora freddo, molto. Ma nelle tende qualcuno comincia ad accendere le stufe elettriche. E a preparare la cena.

Nessun commento: