IL SITO DEL PRESIDIO DI OPERA E' UNA CARICATURA DEI PROBLEMI LEGATI ALL'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI NELLA SOCIETA' MODERNA.

SOTTO: LA STORIA DEL PRESIDIO DI OPERA, UN ANNO DOPO.

Dal 21 dicembre 2006 al 12 febbraio 2007 riassunta con gli articoli di giornale più significativi (spesso falsi) ed i comunicati stampa, per non dimenticare:

VERGOGNA, non possiamo permettere questo!

23 DICEMBRE 2006: IL PREFETTO CONVOCA I RAPPRESENTANTI DEI CITTADINI

I cittadini operesi sono convocati d'urgenza in Prefettura dal Prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi.
Nella confusione del Presidio vengono scelte le cinque persone che gli operesi delegano a farsi portavoce delle istanze dei manifestanti: si tratta di Ettore Fusco, Vittorio Calvi, Ileana Zacchetti, Luca Mainardi e Luciano Solesin che scortati da alcune auto della Polizia si recano al colloquio in Corso Monforte.
Anche l'Europarlamentare leghista Mario Borghezio si reca con i cittadini a colloquio dal Prefetto e, dopo le trattative con i cittadini, il Dottor Lombardi ascolta anche lui.
Saputo dell'incontro si fanno trovare in Prefettura anche il ViceSindaco Tonino Liguori e due giovani facenti parte di un sedicente Comitato a favore del campo nomadi. Si tratta della figlia del capogruppo di maggioranza Angelo Scaglione ed uno sconosciuto accompagnatore.
Il ViceSindaco ed i due favorevoli al campo non vengono ricevuti dal Prefetto, anche poiché non convocati.
I rappresentanti dei cittadini ottengono la sospensione di qualsiasi attività fino almeno al 27 dicembre, giorno entro cui riunirsi con l'Amministrazione operese per valutare aree alternative.
Al ritorno in paese Ettore Fusco e Mario Borghezio riportano, megafono alla mano, quanto discusso in Prefettura alle centinaia di persone che, nell'attesa del rientro dall'incontro a Milano, si sono radunate occupando anche la sede stradale dell'intera rotonda dinanzi all'area circense.
Unica certezza è lo scioglimento del Presidio per i giorni 24, 25 e 26 dicembre: Il Prefetto ha garantito che nulla accadrà in quei giorni. Si torna tutti a casa con la promessa di ripristinare l'assedio al campo dall'alba del 27 dicembre, giorno di scadenza della tregua.

“Tregua natalizia” dopo l’intervento della lega
Opera, battuta d’arresto per il campo nomadi
Il prefetto assicura che i lavori resteranno fermi per tre giorni, intanto si cercheranno soluzioni alternative
di ALESSANDRO MORELLI (la Padania del 24 dicembre 2006)
La protesta della gente vince grazie alla Lega. Dopo 3 giorni passati all’addiaccio con i cittadini a presidiare anche di notte, la gente di Opera ha avuto una prima vittoria, il prefetto di Milano, Gianvalerio Lombardi, ha assicurato che i lavori per il campo nomadi non partiranno almeno fino al 27 dicembre. Anzi, grazie alla mediazione del rappresentante del Governo, che è riuscito a placare anche gli animi dei più decisi, è stato assicurato del tempo per trovare soluzioni alternative tra comitati e Comune prima dell’inizio dei lavori. “Tregua” natalizia assicurata dunque.Risultato ottenuto dunque, grazie all’intervento fondamentale della Lega che nei giorni scorsi era scesa in campo con il consigliere comunale di Milano, Matteo Salvini e il consigliere regionale Fabrizio Cecchetti e ieri con l’assessore regionale, Davide Boni e l’eurodeputato Mario Borghezio.
Zittite le tante balle ricamate dai media, la realtà dice che gli operesi scesi in piazza sono riusciti a sospendere la costruzione del campo per zingari. Cosa fatta capo ha.Dal 27 si vedrà dove mettere questi rom che nessuno vuole tranne il sindaco di Opera, Alessandro Ramazzotti. «Siamo qui - afferma Borghezio - per ribadire la nostra vicinanza ai cittadini di Opera, deprecando il comportamento tenuto da alcuni violenti, probabilmente disobbedienti infiltrati, ma rimarcando i gravi errori del sindaco che ha preso una decisione repentina senza informare adeguatamente la popolazione».In queste situazioni, spiega Borghezio «bisogna avere la testa sulle spalle da entrambe le parti, capire le ragioni degli altri senza eccedere in protagonismi che rischiano di scaldare gli animi. Sbagliare è umano, il sindaco lo ha fatto, se lo ammettesse e tornasse indietro sui suoi passi nessuno lo criticherebbe. Invece la posizione di Ramazzotti - spiega Borghezio - è arroccata e la gente non può certo comprenderla».
«In questi giorni - afferma il consigliere comunale leghista di Opera, Ettore Fusco - è stata lesa la dignità degli operesi, apparsi come devastatori sulle pagine dei giornali. Ora però dobbiamo pensare a mantenere alta l’attenzione sulla promessa fatta: il presidio continua. Di promesse non mantenute da questo sindaco ne abbiamo avute già abbastanza e noi torneremo qui il 27 mattina per essere certi che nessuna opera venga fatta senza l’accordo con la cittadinanza».
Una vicenda fatta di lotta della gente sul territorio e di bugie, palesate nero su bianco sul Manifesto di ieri. In un articolo si dice che il sindaco operese “certo non si è autocandidato ad accoglierli (i rom, ndr)”, in un’altro nella stessa pagina in un’intervista a don Massimo Mapelli della Casa della Carità si scrive che la giunta di Opera si è comportata “con sensibilità e responsabilità” dando “la sua disponibilità a tamponare un’emergenza creata da altri”. Tesi tenuta anche dal prefetto Lombardi che nei colloqui avuti in mattinata con Borghezio e alcuni rappresentanti dei cittadini avrebbe affermato di aver ricevuto direttamente dal primo cittadino la proposta dell’area.
Evidentemente qualcuno non è chiaro con la cittadinanza, forse chi accusa di squadrismo la Lega per un presidio pacifico cui hanno partecipato studenti, pensionati e famiglie intere?Proprio su questo interviene il segretario leghista della Martesana, Marco Rondini che dopo aver letto la rassegna stampa di ieri afferma: «Un comportamento simile ce lo aspettiamo da RaiTre, non certo dai media vicini a Berlusconi. Purtroppo la realtà è stata palesemente falsificata, tanto che pubblicamente Penati si è complimentato con Tg5 e Giornale per l’informazione data sulla vicenda...».

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