IL SITO DEL PRESIDIO DI OPERA E' UNA CARICATURA DEI PROBLEMI LEGATI ALL'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI NELLA SOCIETA' MODERNA.

SOTTO: LA STORIA DEL PRESIDIO DI OPERA, UN ANNO DOPO.

Dal 21 dicembre 2006 al 12 febbraio 2007 riassunta con gli articoli di giornale più significativi (spesso falsi) ed i comunicati stampa, per non dimenticare:

VERGOGNA, non possiamo permettere questo!

21 DICEMBRE 2006: IL GIORNO DEL CONSIGLIO COMUNALE E DELLE TENDE BRUCIATE

Il 21 dicembre 2006, nonostante l'assicurazione data il giorno precedente, il Sindaco Alessandro Ramazzotti autorizza l'inizio dei lavori all'interno dell'area circense di Via Marcora all'ingresso del paese.
All'alba giungono mezzi e persone della protezione civile milanese per allestire il campo, piazzare la fossa biologica e la rete fognaria, preparare gli allacciamenti di acqua potabile e luce ed installare la parabola TV.
Anche uomini della protezione civile di Opera contribuiscono alla colonizzazione dell'area ma, a detta degli stessi, a loro insaputa. Secondo quanti prendono parte alle operazioni il presidente locale della protezione civile comunica loro che si tratta di un'esercitazione. Ma l'impiego di ruspe per gli scavi rende alquanto sospetta questa loro affermazione.
Durante la giornata i cittadini si avvisano vicendevolmente di quanto accade dandosi appuntamento alle 21 presso il Municipio dove è in programma un Consiglio Comunale, già convocato da tempo, per altre ragioni.
Nella notte sono apparsi manifesti di Lega Nord, Alleanza Nazionale e Forza Italia che invitano proprio i cittadini a dire la propria con la presenza in Aula e tentare di dissuadere dai propri propositi la Giunta operese.
Alle 21 sono mille gli operesi che circondano il Municipio, solo duecento riescono ad entrare nell'Aula Consiliare, gli altri restano fuori.
Inizia il Consiglio Comunale ma non c'è niente da fare, Ramazzotti non sente ragioni e parla di emergenza umanitaria, il suo Vicesindaco Liguori fa altrettanto con maggior arroganza ed il Consiglio viene sospeso dal Sindaco contestato da centinaia di persone contrarie alla sua scelta.
Mentre fuori dal palazzo alcune centinaia di persone aspettano notizie, all'interno dell'aula prende la parola il Consigliere leghista Ettore Fusco che, sollecitato dalla folla, contesta la scelta di Ramazzotti e lo invita a rivedere la sua posizione.
Gli animi sono incandescenti e l'unica soluzione pare quella di organizzare una protesta pacifica all'esterno del campo in allestimento per fare capire alle istituzioni che non vi è il consenso popolare e quindi non si deve portare ad Opera alcun campo rom.
Nel frattempo, all'esterno, centinaia di persone spazientite già si dirigono all'area circense incustodita e lasciata colpevolmente aperta.
L'unico Carabiniere presente in aula invita il Consigliere Fusco a calmare gli animi dei cittadini che dall'ingresso principale sembra spingano per voler entrare. Se dovessero sfondare le porte del comune - dichiara il militare - si renderebbe indispensabile l'intervento repressivo.
Così il leghista si affaccia al balconcino del Municipio ed invita la gente davanti al palazzo a stare calma, non fare gesti avventati ed aspettare che si scelga la metodologia della protesta.
Probabile soluzione quella di recarsi all'area circense per presidiare l'aree e contrastare la scelta del Sindaco di utilizzare un'area del Comune di Opera per dare accoglienza ad un campo rom. Opera non vuole diventare come alcuni quartieri periferici del capoluogo lombardo dove attorno ai campi nomadi regna un degrado vergognoso.
Ma oramai all'area circense sono già arrivati quattro, cinquecento cittadini che, trovando aperto il cancello ed incustodita l'area, entrano spontaneamente non sapendo cosa fare.
Proprio il non sapere cosa fare induce qualcuno al gesto estremo e, con un semplice accendino, si cominciano a dare alle fiamme le tende già montate.
La notizia giunge anche in Comune e molti si recano a vedere cosa succede, tra questi anche Fusco ed altri consiglieri di opposizione mentre, quelli di maggioranza, sono già scappati tutti per paura di essere linciati dalla folla inferocita.
Intanto il Sindaco riprende la seduta, davanti ai cittadini più tranquilli, ma dopo aver ripetuto la storia dell'azione umanitaria viene interrotto da un cittadino che gli espone semplicemente il pensiero degli operesi: "Signor Sindaco, abbiamo capito il suo pensiero, ma adesso che ha visto che noi operesi non vogliamo un campo nomadi a Opera, cosa pensa di fare?".
Ramazzotti interrompe definitivamente la seduta e se ne va sbottando: "allora non volete capire, me ne vado" e sparisce definitivamente con i pochi suoi colleghi rimasti.
Fino a notte fonda restano in strada i cittadini che nel frattempo organizzano un presidio fisso dinanzi all'area circense. Si stabiliscono i turni per passare anche la notte.
Il 21 dicembre 2006 iniziano i moti popolari con i disordini che proseguono fino a notte fonda.
Dal Tg1 del 22 dicembre 2006:
SPEDIZIONE PUNITIVA NEL MILANESE
Ieri sera ad Opera 300 persone hanno dato alle fiamme alcune tende della protezione civile approntate per ospitare una sessantina di rom sfollati da un campo abusivo.Il sindaco di Opera denuncia la presenza nel corteo di infiltrati esterni della Lega e di AN: Salvini e La Russa negano e quest'ultimo minaccia querele.
da Il Giornale
OPERA, 400 PERSONE IN PIAZZA. FUOCO E FIAMME CONTRO I ROM
di Paola Fucilieri
Un vero e proprio blitz. Conclusosi con 6 tende della Protezione civile bruciate e altre 7 divelte nel campo che il comune di Milano sta allestendo a Opera – all’angolo tra via Borsellino e via Marcora – per i nomadi sgomberati in zona Ripamonti due settimane fa. Quasi contemporaneamente un’incursione di circa 400 persone hanno impedito al consiglio comunale di Opera di proseguire mentre altri portavano come un trofeo, davanti al municipio, parte di quelle tende bruciate.A Opera i nomadi non li vogliono, è chiaro. Il sindaco Alessandro Ramazzotti (Ds), tra le 20 e le 21 di giovedì, ha tentato di illustrare al consiglio comunale e ai cittadini imbufaliti che affollavano l’aula il protocollo d’intesa appena raggiunto con le istituzioni milanesi per sistemare i 67 rom (di cui 34 bambini) che hanno dovuto lasciare l’accampamento abusivo di via Macconago giovedì 14 dicembre perché sgomberati dalla polizia. Il primo cittadino, però, si è dovuto interrompere perché il vociare di proteste gli impediva di parlare. E a nulla sono valsi i 15 minuti di pausa: Ramazzotti è stato costretto a sospendere il consiglio comunale mentre l’orda di gente, dietro incitazione dei rappresentanti della Lega, si riversava sulla strada e, bloccando il traffico davanti alla rotonda, agitava una specie di vessillo: il lembo di una delle tende che alcuni di loro avevano bruciato (probabilmente durante il consiglio comunale).In via Borsellino l’altra sera, subito dopo il rogo, sono giunti i carabinieri della compagnia di Corsico, quelli del nucleo radiomobile di Milano e, ieri mattina, la Digos che, insieme ai militari, ha presidiato la zona, non recintata e decisamente poco vigilabile. Sul posto sono state trovate delle taniche di benzina. E, oltre ai leghisti, c’è chi giura che tra i piromani ci fossero anche esponenti dell’estrema destra.Nei giorni scorsi a Opera era nato un vero e proprio vespaio di proteste quando il Comune e la Provincia di Milano – non appena deciso di approntare l’area verde all’angolo tra via Borsellino e via Marcora per il campo nomadi provvisorio, con le grosse tende azzurre riscaldate della protezione civile – avevano mandato subito sul posto le ruspe per iniziare i lavori. I residenti erano scesi allora sul piede di guerra, impedendo alle ruspe di andare avanti. E non erano stati solo i vertici della casa di riposo «Anni Azzurri» che si trova nell’area, ma tutti coloro che in quella zona stanno per andarci ad abitare.«È un’area dove sono state costruiti molti alloggi nuovi. E dove la gente non vuole più andare a vivere ora che sa che accanto ci saranno i rom. Avevamo detto no al campo nomadi di Noverasco e adesso ne allestiscono uno lì accanto» aveva protestato il sindaco di Opera con il prefetto Gianvalerio Lombardi lunedì quando, in piena emergenza proteste, era stato avvertito solo a lavori già iniziati. Poi le polemiche sembravano essersi quietate e l’accordo con la Provincia raggiunto. Ma c’era chi attendeva solo il momento giusto per agire. Adesso l’area dell’incendio è sorvegliata 24 ore su 24. Nel timore di nuovi blitz.

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