IL SITO DEL PRESIDIO DI OPERA E' UNA CARICATURA DEI PROBLEMI LEGATI ALL'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI NELLA SOCIETA' MODERNA.

SOTTO: LA STORIA DEL PRESIDIO DI OPERA, UN ANNO DOPO.

Dal 21 dicembre 2006 al 12 febbraio 2007 riassunta con gli articoli di giornale più significativi (spesso falsi) ed i comunicati stampa, per non dimenticare:

VERGOGNA, non possiamo permettere questo!

14 DICEMBRE 2006: tutto ebbe inizio con lo sgombero in Via Ripamonti

SGOMBERATO IL CAMPO ROM DI VIA RIPAMONTI
Oltre 100 persone accolte alla Casa della Carità, 18 portate in questura
Da Afffari Italiani del 15 dicembre 2006
Abbattute le baracche dei rom di via Ripamonti, su un terreno occupato da un anno e mezzo; bambini portati alla Casa della Carità. Don Colmegna: ''Si è deciso di procedere alla vigilia di Natale. Milano rischia di trasformarsi in una polveriera''. Sono arrivati senza preavviso, ma con le ruspe, per abbattere le baracche dei rom di via Ripamonti a Milano. Ex sede del poligono di tiro, estrema periferia sud della città. Siamo all’altezza del civico 342. Un centinaio di persone aspetta ora per strada, di fronte a quello che resta delle loro case. Ci sono uomini, donne mentre una trentina di bambini sono stati subito accompagnati alla Casa della Carità. Spaventati. “Un’azione improvvisa, nessuno sapeva nulla – dice don Virginio Colmegna, immobile davanti alla baraccopoli -. Questa operazione sarebbe rimasta anonima se non fossimo intervenuti”. Nomadi sì, ma tutti in possesso di regolare permesso di soggiorno. Solo 18 persone sono state portati in Questura per accertamenti. In100 acolti dalla Csa della Carità.
“Nessun problema: tutto tranquillo – dice la Polizia -. Non ci sono stati scontri. E ora all’interno del campo non è rimasto più nessuno”. Provincia e Comune non sanno niente. La decisione è stata presa in via Fatebenefratelli, su richiesta di un privato, il proprietario dell’area. Circola il nome di Salvatore Ligresti.
“Queste persone occupavano quel terreno ormai da un anno e mezzo – prosegue il sacerdote - e si è deciso di procedere solo ora, alla vigilia di Natale. Lo dico senza polemiche, ma Milano rischia di trasformarsi in una polveriera, se non si procede agli sgomberi con un piano ben organizzato”.
Anche in via Vivaio, c’è stupore: si attende ora la convocazione in Prefettura. Si spera, nel pomeriggio. “I problemi non si risolvono così, esiste un tavolo interistituzionale attorno a cui trovare soluzioni e non è stato rispettato – dice Francesca Corso, assessore ai Diritti dei cittadini della Provincia di Milano -. Questi interventi vanno concordati per garantire alla persone un’accoglienza adeguata”. Tensioni nell’aria dunque che rischiano di riportare la città al clima incandescente del giugno 2005, quando lo sgombero del campo nomadi di via Capo Rizzuto creò un’emergenza abitativa per 76 persone rimaste senza casa dall’oggi al domani. Passarono dalla baracca, al parcheggio di Molino Dorino per “finire” alla Casa della Carità. “Il rischio di tutto ciò è la creazione di nuovi insediamenti – commenta perplessa l’assessore Corso -. Prima si cerchino alternative reali, poi si intervenga”.
Il campo ora è deserto. Don Virginio Colmegna si è offerto di portare alla Casa della Carità gli oggetti personali dei Rom, almeno quelli che le ruspe non hanno distrutto. Ma il vero problema restano le persone. Non tutti hanno deciso di farsi accogliere dalla struttura del sacerdote. “Io lì non ci voglio andare – dice L., uno di loro -. Preferisco andarmene per la città e trovare un altro posto.
"Sui rom c'è un tavolo aperto in prefettura, sarebbe stato meglio che noi fossimo informati". Così l'assessore comunale alle Politiche sociali, MariolinaMoioli, risponde riguardo allo sgombero eseguito stamani in un campo nomadi di via Ripamonti. Uno sgombero, spiega Moioli, "richiesto da un privato", proprietario dell'area di via Ripamonti. "Ora ci troveremo all'incontro in prefettura, che abbiamo richiesto il vice sindaco, Riccardo De Corato, e io".

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