Il giorno dopo l'attesissimo Consiglio Comunale voluto e convocato dal centrodestra i cittadini e l'Amministrazione si interrogano sul risultato dello stesso.
Praticamente un nulla di fatto se non la presa di coscenza ufficiale di chi si è schierato a favore o contro il campo nomadi.
Dalle parole del Sindaco e dall'evolversi della situazione si insidia sempre più preoccupante l'idea che il campo resterà a Opera per sempre e diverrà un altro Triboniano.
La maggioranza è troppo compatta, ad eccezione delle preplessità portate in aula dal Consigliere Susani sul metodo e sulla disinformazione strisciante perpetrata dal Sindaco, ed addirittura si continua a parlare di esperimento, di modello da seguire, di integrazione. Concetti che non si sposano con una presenza lunga solo tre mesi.
Gli operesi al presidio stringono i denti, chiudono bene i cappotti ed aprono gli ombrelli per resistere a quest'inverno non particolarmente rigido ma umido, molto umido.
Resistere è la parola d'ordine dei presidianti, contro tutto e contro tutti.
Strano per una popolazione saldamente unita che battaglia per un ideale condiviso da tutti, la tutela della propria sicurezza ed integrità territoriale, eppure dai mass media e dalle istituzioni l'immagine distorta che viene data degli operesi è quella di un popolo diviso in due, spezzato da odii e rancori profondi. Una cittadina razzista, egoista, devastata dalla solitudine.
L'Opera che non è, in realtà, viene dipinta a tinte fosche dal Sindaco Ramazzotti e dai suoi fidi assessori Borghi e Armelloni. I mass media non fanno altro che amplificare.
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