VERGOGNA, non possiamo permettere questo!
1 GENNAIO 2007: PRIMO GIORNO DELL'ANNO AL FREDDO
31 DICEMBRE 2006: ULTIMO DELL'ANNO AMARO PER GLI OPERESI
I nomadi al cenone della Caritas e loro, i manifestanti di Opera che degli zingari continuano a non volerne sapere, che festeggiano il capodanno montando la guardia al presidio. Notte di San Silvestro al limite del paradosso quella di ieri nel piccolo centro a sud di Milano. Duecento operesi, intirizziti nella nebbia e bagnati da una fitta pioggerellina hanno stappato lo champagne in quello che hanno definito un «veglione in trincea». Tra lenticchie e cotechini, panettoni e vin-broulè, il pensiero era uno solo: non allentare la pressione sul prefetto e opinione pubblica nemmeno nella notte più mondana dell'anno. «Un vero successo. continua
30 DICEMBRE 2006: IL GIORNO DOPO
29 DICEMBRE 2006: SI RIMONTANO LE TENDE PER IL CAMPO ROM
Tensione, ma nessun incidente oggi a Opera (Mi), dove sono state rimontate dalla protezione civile le tende incendiate nei giorni scorsi.Petardi, fischi, proteste hanno accolto il ritorno dei rom nel campo: il presidio dei cittadini -dicono- non se ne andrà finché resteranno i rom.
Nella zona di Opera (Mi) destinata a un nuovo campo rom oggi sono state assegnate le piazzole per le roulottes, mentre la polizia teneva ben distanti i cittadini del luogo che da giorni protestano."Terremo il campo pulito e manderemo i nostri figli a scuola" hanno assicurato i nomadi, ma la popolazione non desiste e chiede il loro allontanamento.
CAMPO ROM DI OPERA, COMINCIA L'ALLESTIMENTO
Tra le proteste degli abitanti sono state allestite, dai volontari della protezione civile, nuovamente le tende che alcuni giorni fa erano state bruciate che sono destinate ad ospitare una comunità rom.
Il grido di benvenuto con cui vengono accolti dal drappello di gente in attesa fuori dal campo non è dei migliori: «Merde», «ladri», «figli di puttana». La donna che nel campo entra in quel momento — insieme con le altre 16 madri, 17 uomini e 37 bambini rom appena riportati a Opera — tiene in braccio un fagottino di due mesi, e fa finta di non sentire. Ma «queste famiglie hanno firmato un patto di legalità che sarà il loro banco di prova», ripete l'assessore Mariolina Moioli. «E noi lo rispetteremo», dicono i capifamiglia rom. «Entro marzo avranno una sistemazione definitiva altrove», insiste il sindaco di Opera, Alessandro Ramazzotti. «Nel frattempo — osserva con un sorriso di speranza don Massimo, della Casa della Carità, mentre li guarda entrare nelle tende — finalmente siamo qui».All'indomani del doppio vertice in prefettura che dovrebbe aver messo le basi per le «garanzie di legalità» richieste dalle parti, i settantasette sgomberati di via Ripamonti hanno dunque ottenuto ieri la sospirata «risposta provvisoria» — così la qualifica ancora il presidente della provincia Filippo Penati — a quella che il sindaco Ramazzotti non si stanca di definire come «una evidente emergenza umanitaria»: 16 tende allestite in neanche cinque ore dai volontari della Protezione civile, convocati in tutta fretta la sera prima, dove questa gente passerà almeno i mesi più freddi dell'inverno in attesa che Provincia e Comuni, Milano in testa, trovino un posto stabile dove mandarli. «Entro il 19 gennaio sarà individuato — ribadisce l'assessore provinciale Francesca Corso — e prima del 31 marzo sarà pronto». «Saremo qui fuori ogni notte a vigilare e fare il conto alla rovescia», promettono gli assai scontenti promotori del presidio esterno.Che non sono tanti, in verità. Meno di una decina all'alba, all'arrivo dei rom nel pomeriggio saranno forse un centinaio, più o meno quanti i carabinieri e poliziotti chiamati per tenerli a bada: qualcuno con la sciarpa leghista, alcuni residenti, e poi un discreto gruppetto di ultrà rasati che accolgono i neoarrivati lanciando tre-quattro fumogeni e petardi da stadio oltre la rete. Una parte dei manifestanti a quel punto si defila: «Protestare è un nostro diritto ma non è questo il modo», riconoscono. «Non confondiamo i 14 mila abitanti di Opera con le poche decine di persone qui fuori», non si stanca di ribadire il sindaco: «È naturale che tutti siano preoccupati, ma non è ignorando un problema che lo si risolve». «E del resto anche il governo — mette le mani avanti il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato — non può scaricare tutto sulle spalle degli enti locali».Ma è ancora Mariolina Moioli, che di Milano è assessore alle Politiche sociali, a rivendicare con Ramazzotti, titolare di una giunta di colore opposto al suo, la scommessa sulla bontà di una scelta: «Si sono impegnati a rispettare le regole, nessun ingresso oltre a questi, i bambini dovranno proseguire la scuola che già frequentavano. I volontari della Casa della Carità e le forze dell'ordine saranno sempre qui a controllare. E in ogni caso — conclude — questo è un esperimento decisivo. Se funzionerà come spero, segnerà un corso completamente nuovo rispetto a quanto è stato fatto prima di noi».Fa ancora freddo, molto. Ma nelle tende qualcuno comincia ad accendere le stufe elettriche. E a preparare la cena.
28 DICEMBRE 2006: E' UFFICIALE, DOMANI SI RICOSTRUISCE IL CAMPO
«Il campo rom a Opera verrà allestito di nuovo nei prossimi giorni e comunque entro l’Epifania, con un intervento il più tempestivo possibile e con la garanzia che saranno adottate tutte le misure di sicurezza e di vigilanza opportune». Il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, non arretra di un centimetro la posizione delle istituzioni a termine del vertice convocato a Palazzo Diotti. «Sarebbe un segnale pericoloso se si dimostrasse che basta mettere a ferro e fuoco un insediamento per ottenere i propri scopi», ha aggiunto riferendosi all’«atto vandalico» che ha preso di mira la zona circense nel Comune alle porte della città. Le tende, dunque, saranno alzate daccapo, sebbene il prefetto abbia ribadito la natura temporanea della soluzione. «Terremo conto delle ragioni dei cittadini. Dopotutto si tratta di solo 90 giorni: entro il 31 marzo stabiliremo una collocazione definitiva per i settanta rom ospitati a Opera. D’altronde è stato lo stesso sindaco Ramazzotti a proporre l’area nei confini del suo paese, quando in un primo momento era stata scelta una di proprietà di un privato. In ogni caso - ha aggiunto Lombardi - è già fissato per il 19 gennaio un altro confronto tra i rappresentanti dei poteri locali con l’obiettivo di studiare un luogo definitivo e adeguato». Al tavolo in Prefettura hanno preso parte per il Comune di Milano l’assessore alle Politiche sociali, Mariolina Moioli, il presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, con l’assessore provinciale Francesca Corso, il comandante dei vigili urbani, Emliano Bezzon, il sindaco di Opera, Alessandro Ramazzotti insieme a una rappresentanza del comitato di cittadini operesi contrari alla realizzazione del campo. Proprio questi ultimi hanno abbandonato per primi la lunga discussione, i volti tesi e le bocche cucite con malcelato disappunto. Una delegata, Ileana Zacchetti, si è limitata a «invitare» i cronisti al presidio ancora in corso: «Venite a Opera e ne riparleremo». La protesta continua a oltranza. Eppure il prefetto parla di una riunione «dal clima tutto sommato sereno, nonostante la delegazione dei cittadini sia rimasta sostanzialmente sulle proprie posizioni, di fronte al parere unanime delle istituzioni». Adesso a Opera si teme un inasprimento degli animi, magari con nuovi episodi di violenza. Il prefetto auspica che «il ripristino della situazione possa essere portato a termine in tranquillità, confidando nella ragionevolezza dei residenti».
27 DICEMBRE 2006: RIPRENDE IL PRESIDIO E IL SINDACO RAMAZZOTTI INIZIA LE MANOVRE SPORCHE
Nonostante il rogo, i volantini e i cortei, la tendopoli della discordia si farà comunque ad Opera, nell´area dove di solito si ferma il circo. Qui la prefettura ha deciso di piazzare, fino alla fine di marzo, un gruppo di 67 nomadi della Romania, tra cui 35 bambini iscritti alle scuole elementari di Milano. Già oggi dovrebbero ricominciare i lavori per pulire l´area devastata da un incendio doloso, nella notte di giovedì. I comitati dei cittadini continuano a protestare e sono pronti a salire sulle barricate appena compariranno le tende, che da domani, la Protezione civile della Provincia, dovrebbe rimettere per ospitare gli zingari sgomberati il 14 dicembre da via Ripamonti.
IL RACCONTO Stamattina la protesta ricomincia con un presidio permanente in Municipio: "Per mandarci via dovranno spostarci di peso"
24 25 e 26 DICEMBRE 2006: TREGUA, INTANTO CI SI ORGANIZZA
di Luca Fazio
su Il Manifesto del 24/12/2006
Milano Benvenuti nell’area circense. Dove finisce Milano e Opera ancora non comincia, si stende un grande prato intrappolato in un gomitolo di tangenziali. In inverno nonci sono nemmeno le giostre. La piazza è solo uno svincolo per scappare via. Da una parte svettano le nuove e non ancora asfaltate case degli operesi, da non confondere con gli operai, anche se la composizione sociale è quella: una vita scandita dal mutuo ma tutti con il box e orgogliosi di essere altro da Milano. Operesi, di destra e di sinistra. E dall’altra parte il nulla, un pantano che avrebbe dovuto ospitare, fino a marzo, un campo per settanta zingari, compresi trenta bambini. Letigri, eccole qui. Ma il circo è finito. Anche oggi presidiano e imprecano. Ma piagnucolano, perché la televisione - a loro, che hanno votato il sindaco diessino - gli ha dato dei violenti e fascisti; e perché, suvvia, per bruciare le tende della protezione civile, schiaffeggiare gli addetti e sventolare brandelli di trofeo come in un horror girato in Alabama, per quello «basta poco, un accendino, una scintilla». Chi è stato? «Ma sono stati tutti…». Sanno anche nomi e cognomi. Tempi duri per i cacciatori di fascisti duri e puri. I professionisti dei raid di stampo neonazista, nascosti sotto il cappellino della curva, ci sono eccome: ma solo qualche testa rasata con il tricolore sul giubbotto, qualche «forzanuovista» nemmeno troppo in incognito che confabula democraticamente con la polizia, il resto…fa ancora più impressione. Sono relazioni ritrovate, ci si riconosce, le mamme (per definizione) hanno i figli piccoli, si gioca a palla, dare addosso agli ultimi, da qualche secolo, favorisce la coesione sociale. La «sinistra» lo sa, e generalmente scappa a gambe levate, anche se Opera sta diventando un piccolo laboratorio per imparare a gestire con la testa il «problema» che non ha mai avuto una«soluzione». Dopo il raid, le tigri borbottanti vanno domate, anche perché a essere precisi (magistrati e poliziotti, a volte, sono molto ma molto precisi) potrebbero dover rispondere di devastazione, incendio, istigazione all’odio razziale, violenza, eccetera. Non ci risultano fermi. Strano. Fa impressione vedere il leghista Borghezio che si agita nelle improbabili vesti del domatore, con la coda tra le gambe. Le sue tirate le fa, «figli di puttana» di qua e «continuate a rompere i coglioni» di là, e però invita a essere «pragmatici», a valutare e distinguere, in uno spreco di congiuntivi srotolati a caso. Qualcuno mugugna, i più furbi hanno capito. La notizia è che la polizia e i carabinieri, o meglio chi rappresenta lo stato anche in quel di Opera, deve aver suggerito agli agitatori locali di An e Lega che il panettone potrebbero mangiarlo a San Vittore. Sotto natale, c’è da restare stupefatti: il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, allora esiste, anche se gli uomini che lui avrebbe dovuto dirigere, di concerto con la questura, l’altra sera hanno lasciato il campo libero a una vergognosa azione squadrista, anche annunciata. L’uomo è sul luogo, alla conferenza stampa preparata al municipio, e resta senza parole quando l’europarlamentare del Prc, Vittorio Agnoletto, gli chiede conto dell’incredibile assenza della forza pubblica (farà una interpellanza parlamentare). Il prefetto sgrana gli occhi, è un uomo sotto tutela e il suo tutor si chiama Filippo Penati, il presidente della Provincia di Milano, diessino pragmatico col pallino della sicurezza. Per una volta coraggioso. Il campo nomadi si fa, questo ci tiene a ribadire Penati dopo il raid, «e i responsabili vanno individuati e puniti» (applausi da tutto il parterre targato Prc). Al suo fianco, e capita spesso, siede il sindaco di Milano-faccio tutto io, Letizia Moratti. Quegli zingari, fino a due settimane fa abitavano a Milano, e lei ieri è «scesa» fino a Opera per ringraziare il sindacolocale e per saldare ancora di più quel «tavolo istituzionalebipartisan» che sta cercando di trovare soluzioni mediate tra sinistra e destra. Forse, è finita l’epoca Albertini. E il sindaco di Opera, Alessandro Ramazzotti (Ds), stravolto per una decisione che gli è capitata fra capo e collo, finalmente può tirare un mezzo respiro di sollievo. Almeno fino al 28 dicembre, quando la Protezione civile, protetta dai poliziotti, rimonterà le tende per gli abitanti dell’ex campo di via Ripamonti. Dieci giorni fa li hanno lasciati mezzi nudi in mezzo alla strada. Il solito sgombero, con il solito corollario di oggetti sfasciati dagli uomini della polizia locale (vigili), strumenti musicali compresi. Ne devono aver recuperato qualcuno perché, mentre il comitato razzista strepita, stanno suonando nel campo da basket dell’oratorio. Un po’ in disparte come sempre, ma almeno per un giorno circondati dall’affetto obbligato di chi di tanto in tanto sente il dovere di distinguersi dai razzisti, dagli indifferenti e da chi sostiene che quando si parla di nomadi c’è poco da fare… Su tutti vigila don Virginio Colmegna, l’uomo ragno della chiesa milanese. Risolve problemi. Qualche zingara mima uno svogliato passo di danza, i bambini giocano e i volti della sinistra istituzionale (Farina, Muhlbauer, Quartieri) si concedono una salamella alla griglia. Cucinano gli scout. Poi tutti al dormitorio pubblico di viale Ortles. «Ma papà sono poveri?». No, sono zingari.
23 DICEMBRE 2006: IL PREFETTO CONVOCA I RAPPRESENTANTI DEI CITTADINI
“Tregua natalizia” dopo l’intervento della lega
di ALESSANDRO MORELLI (la Padania del 24 dicembre 2006)
La protesta della gente vince grazie alla Lega. Dopo 3 giorni passati all’addiaccio con i cittadini a presidiare anche di notte, la gente di Opera ha avuto una prima vittoria, il prefetto di Milano, Gianvalerio Lombardi, ha assicurato che i lavori per il campo nomadi non partiranno almeno fino al 27 dicembre. Anzi, grazie alla mediazione del rappresentante del Governo, che è riuscito a placare anche gli animi dei più decisi, è stato assicurato del tempo per trovare soluzioni alternative tra comitati e Comune prima dell’inizio dei lavori. “Tregua” natalizia assicurata dunque.Risultato ottenuto dunque, grazie all’intervento fondamentale della Lega che nei giorni scorsi era scesa in campo con il consigliere comunale di Milano, Matteo Salvini e il consigliere regionale Fabrizio Cecchetti e ieri con l’assessore regionale, Davide Boni e l’eurodeputato Mario Borghezio.
22 DICEMBRE 2006: DOPO LA RIVOLTA SI ORGANIZZA IL PRESIDIO
Opera, alle porte di Milano, in rivolta contro il campo nomadi allestito per il periodo invernale, ieri erano state date alle fiamme le tende appena posizionate, il sindaco di Opera parla di gruppi organizzati di Lega e An che avrebbero guidato la rivolta.
Udite le vergognose notizie riportate da rai tre nell’edizione della Lombardia, dal Gazzettino e da alcune dichiarazioni in una trasmissione di Antenna 3 teniamo a precisare quanto segue:
La Lega Nord per l’indipendenza della Padania prende le distanze da fatti illeciti verificatisi in occasione dell’inizio del presidio dell’area circense di Opera.
Ogni accusa di aver istigato e fomentato attività non legittime, al di fuori della mera occupazione per la tutela di una zona del nostro paese che non vogliamo sia adibita a campo nomadi, è assolutamente falsa è strumentale.
La Lega Nord è sempre dalla parte della gente e continuerà, con i cittadini operesi, a presidiare permanentemente l’area che il Sindaco di Opera vuole adibire a campo nomadi pur non approvando il gesto dei moltissimi cittadini che si sono recati, anticipando il corteo, a dare fuoco alle tende preparate per ospitare i nomadi. Cittadini infuriati ed esasperati dal comportamento del Sindaco che, in un giorno,ha imposto un campo nomadi ad Opera ignorando la protesta spontanea di migliaia di cittadini,
Il presidio ad oltranza terminerà solo quando il Prefetto prenderà in considerazione l’ipotesi di cercare una zona più idonea lontana dalle abitazioni; ovviamente non ad Opera.
Naturalmente ci riserviamo di tutelare la nostra immagine ed il buon nome del Capogruppo diffamato a mezzo stampa e televisione nelle sedi più opportune.
Opera, 22 novembre 2006
Ettore Fusco (Capogruppo della Lega Nord per l’indipendenza della Padania)
21 DICEMBRE 2006: IL GIORNO DEL CONSIGLIO COMUNALE E DELLE TENDE BRUCIATE
Ieri sera ad Opera 300 persone hanno dato alle fiamme alcune tende della protezione civile approntate per ospitare una sessantina di rom sfollati da un campo abusivo.Il sindaco di Opera denuncia la presenza nel corteo di infiltrati esterni della Lega e di AN: Salvini e La Russa negano e quest'ultimo minaccia querele.
OPERA, 400 PERSONE IN PIAZZA. FUOCO E FIAMME CONTRO I ROM
Un vero e proprio blitz. Conclusosi con 6 tende della Protezione civile bruciate e altre 7 divelte nel campo che il comune di Milano sta allestendo a Opera – all’angolo tra via Borsellino e via Marcora – per i nomadi sgomberati in zona Ripamonti due settimane fa. Quasi contemporaneamente un’incursione di circa 400 persone hanno impedito al consiglio comunale di Opera di proseguire mentre altri portavano come un trofeo, davanti al municipio, parte di quelle tende bruciate.A Opera i nomadi non li vogliono, è chiaro. Il sindaco Alessandro Ramazzotti (Ds), tra le 20 e le 21 di giovedì, ha tentato di illustrare al consiglio comunale e ai cittadini imbufaliti che affollavano l’aula il protocollo d’intesa appena raggiunto con le istituzioni milanesi per sistemare i 67 rom (di cui 34 bambini) che hanno dovuto lasciare l’accampamento abusivo di via Macconago giovedì 14 dicembre perché sgomberati dalla polizia. Il primo cittadino, però, si è dovuto interrompere perché il vociare di proteste gli impediva di parlare. E a nulla sono valsi i 15 minuti di pausa: Ramazzotti è stato costretto a sospendere il consiglio comunale mentre l’orda di gente, dietro incitazione dei rappresentanti della Lega, si riversava sulla strada e, bloccando il traffico davanti alla rotonda, agitava una specie di vessillo: il lembo di una delle tende che alcuni di loro avevano bruciato (probabilmente durante il consiglio comunale).In via Borsellino l’altra sera, subito dopo il rogo, sono giunti i carabinieri della compagnia di Corsico, quelli del nucleo radiomobile di Milano e, ieri mattina, la Digos che, insieme ai militari, ha presidiato la zona, non recintata e decisamente poco vigilabile. Sul posto sono state trovate delle taniche di benzina. E, oltre ai leghisti, c’è chi giura che tra i piromani ci fossero anche esponenti dell’estrema destra.Nei giorni scorsi a Opera era nato un vero e proprio vespaio di proteste quando il Comune e la Provincia di Milano – non appena deciso di approntare l’area verde all’angolo tra via Borsellino e via Marcora per il campo nomadi provvisorio, con le grosse tende azzurre riscaldate della protezione civile – avevano mandato subito sul posto le ruspe per iniziare i lavori. I residenti erano scesi allora sul piede di guerra, impedendo alle ruspe di andare avanti. E non erano stati solo i vertici della casa di riposo «Anni Azzurri» che si trova nell’area, ma tutti coloro che in quella zona stanno per andarci ad abitare.«È un’area dove sono state costruiti molti alloggi nuovi. E dove la gente non vuole più andare a vivere ora che sa che accanto ci saranno i rom. Avevamo detto no al campo nomadi di Noverasco e adesso ne allestiscono uno lì accanto» aveva protestato il sindaco di Opera con il prefetto Gianvalerio Lombardi lunedì quando, in piena emergenza proteste, era stato avvertito solo a lavori già iniziati. Poi le polemiche sembravano essersi quietate e l’accordo con la Provincia raggiunto. Ma c’era chi attendeva solo il momento giusto per agire. Adesso l’area dell’incendio è sorvegliata 24 ore su 24. Nel timore di nuovi blitz.
20 DICEMBRE 2006: SI COMINCIA A PARLARE DI AREA CIRCENSE PROPOSTA DA RAMAZZOTTI
CECCHETTI E BONI: “NO AL CAMPO NOMADI AD OPERA”
In merito alla realizzazione di un nuovo campo nomadi sul territorio di Opera (MI), sono intervenuti il consigliere regionale della Lega Nord, Fabrizio Cecchetti e l’Assessore regionale al Territorio e Urbanistica, Davide Boni.
“La Lega Nord – afferma Fabrizio Cecchetti – si dichiara fin da subito contraria ad ogni ipotesi di realizzazione di un campo nomadi sul territorio di Opera. E’ tempo che i sindaci di sinistra e il loro Presidente della Provincia, Penati, inizino a pensare ai problemi di cittadini e la smettano di regalare soldi a persone che non li meritano e che continuano a infrangere le leggi. Auspico che la solerzia riscontrata nel caso di nomadi e extracomunitari venga riservata anche a chi risiede da sempre nel nostro territorio, rispettando la legge e pagando le tasse. I cittadini onesti non vogliono più convivere con il degrado e gli episodi di criminalità spesso legati alla presenza dei campi nomadi.” “C’è il rischio concreto - continua l’Assessore regionale Davide Boni – che, nonostante le promesse del sindaco Ramazzotti di effettuare un intervento straordinario e limitato nel tempo, il campo si trasformi in una realtà permanente, con tutti i disagi che ne conseguirebbero. Proprio con le ultime modifiche apportate alla Legge regionale per il governo del territorio, n. 12 del 2005, sono state introdotte nuove disposizioni di indirizzo per attuare una corretta e ragionata localizzazione dei campi di sosta e transito dei nomadi. L’individuazione di aree nelle quali il piano dei servizi prevede la creazione di campi di sosta o di transito dei nomadi, dovrà essere effettuata solo attraverso il consenso dei comuni limitrofi. Faccio quindi appello ai consiglieri regionali affinché procedano in tempi rapidi all’approvazione delle modifiche alla legge 12 in aula consiliare”.
19 DICEMBRE 2006: LA POPOLAZIONE COMINCIA A MOBILITARSI
18 DICEMBRE 2006: ARRIVANO LE RUSPE A NOVERASCO
Sono stati bloccati dai residenti i lavori per il nuovo campo nomadi in via Borsellino al confine con il Comune di Opera. E proprio dal Comune di Opera (che non era stato avvertito) sono arrivate le proteste rivolte a Provincia, Comune e Prefettura, che avevano trovato un accordo per costruire il nuovo campo dove ospitare i circa 67 rom, 34 dei quali minori, sgomberati il 14 dicembre da via Ripamonti. Soluzione ideale visto che l'area dove far sorgere la struttura d'accoglienza era dello stesso proprietario di quella sgomberata.Ma nella zona, a Noverasco, ci sono una casa di riposo ma soprattutto tante villette. «Saranno oltre un centinaio di famiglie» spiega il sindaco di Opera, Alessandro Ramazzotti (Ds). Quando hanno visto la ruspa ieri mattina, gli abitanti sono andati in strada a fermarla e intanto qualcuno è corso ad avvisare il sindaco che nel pomeriggio ha incontrato l'assessore alla Protezione civile della Provincia, Francesca Corso, e il prefetto Gian Valerio Lombardi.«Non è una cosa pregiudiziale, di chi è comunque contro - sottolinea Ramazzotti - ma c'è stato un corto circuito». Quello creato dal fatto che nessuno ha avvisato Comune e residenti, che per ora hanno ottenuto il blocco dei lavori fino a domani quando ci sarà un nuovo incontro (la conferma verrà oggi) in Prefettura. E proprio la Prefettura spera in una soluzione «in tempi brevissimi». Anche l’assessore Corso dice che «per domani ci saranno sviluppi interessanti».Il sindaco Ramazzotti oggi alle 11 incontrerà i residenti: «Come Comune - spiega - abbiamo dato la disponibilità a cercare una soluzione anche perché chi deve andare nel campo è povera gente che non ha un posto. Ma senza avvertire tutto si complica: di fronte a un atteggiamento incauto il rischio è che le cose si incaglino».
14 DICEMBRE 2006: tutto ebbe inizio con lo sgombero in Via Ripamonti
Abbattute le baracche dei rom di via Ripamonti, su un terreno occupato da un anno e mezzo; bambini portati alla Casa della Carità. Don Colmegna: ''Si è deciso di procedere alla vigilia di Natale. Milano rischia di trasformarsi in una polveriera''. Sono arrivati senza preavviso, ma con le ruspe, per abbattere le baracche dei rom di via Ripamonti a Milano. Ex sede del poligono di tiro, estrema periferia sud della città. Siamo all’altezza del civico 342. Un centinaio di persone aspetta ora per strada, di fronte a quello che resta delle loro case. Ci sono uomini, donne mentre una trentina di bambini sono stati subito accompagnati alla Casa della Carità. Spaventati. “Un’azione improvvisa, nessuno sapeva nulla – dice don Virginio Colmegna, immobile davanti alla baraccopoli -. Questa operazione sarebbe rimasta anonima se non fossimo intervenuti”. Nomadi sì, ma tutti in possesso di regolare permesso di soggiorno. Solo 18 persone sono state portati in Questura per accertamenti. In100 acolti dalla Csa della Carità.
Anche in via Vivaio, c’è stupore: si attende ora la convocazione in Prefettura. Si spera, nel pomeriggio. “I problemi non si risolvono così, esiste un tavolo interistituzionale attorno a cui trovare soluzioni e non è stato rispettato – dice Francesca Corso, assessore ai Diritti dei cittadini della Provincia di Milano -. Questi interventi vanno concordati per garantire alla persone un’accoglienza adeguata”. Tensioni nell’aria dunque che rischiano di riportare la città al clima incandescente del giugno 2005, quando lo sgombero del campo nomadi di via Capo Rizzuto creò un’emergenza abitativa per 76 persone rimaste senza casa dall’oggi al domani. Passarono dalla baracca, al parcheggio di Molino Dorino per “finire” alla Casa della Carità. “Il rischio di tutto ciò è la creazione di nuovi insediamenti – commenta perplessa l’assessore Corso -. Prima si cerchino alternative reali, poi si intervenga”.
Il campo ora è deserto. Don Virginio Colmegna si è offerto di portare alla Casa della Carità gli oggetti personali dei Rom, almeno quelli che le ruspe non hanno distrutto. Ma il vero problema restano le persone. Non tutti hanno deciso di farsi accogliere dalla struttura del sacerdote. “Io lì non ci voglio andare – dice L., uno di loro -. Preferisco andarmene per la città e trovare un altro posto.
"Sui rom c'è un tavolo aperto in prefettura, sarebbe stato meglio che noi fossimo informati". Così l'assessore comunale alle Politiche sociali, MariolinaMoioli, risponde riguardo allo sgombero eseguito stamani in un campo nomadi di via Ripamonti. Uno sgombero, spiega Moioli, "richiesto da un privato", proprietario dell'area di via Ripamonti. "Ora ci troveremo all'incontro in prefettura, che abbiamo richiesto il vice sindaco, Riccardo De Corato, e io".
8 DICEMBRE 2007 CASONI SGOMBERATA
COMUNICATO STAMPA: 5 DICEMBRE, TEMPO ABBONDANTEMENTE SCADUTO
I cittadini di Pieve Porto Morone sono stanchi di essere presi in giro e di restare inermi dinnanzi allo scadere di ogni data ultima che le istituzioni promettono per la soluzione del problema.
Non è ammissibile che uno Stato democratico si prenda gioco dei cittadini, attraverso le sue rappresentanze sul territorio, e non faccia gli interessi degli italiani ma, bensì, copra inefficienze dell’apparato burocratico e legislativo di un Paese che non riesce a risolvere un problema che rischia di giungere ad un punto di non ritorno.
Se non si controllano i flussi migratori e non si restituiscono ai cittadini la fiducia nelle istituzioni e la sicurezza di essere tutelati dalle forze dell’ordine questo paese cadrà nel kaos.
Per quanto riguarda la tensione sociale causata dall’incauta sistemazione di famiglie senza fissa dimora e senza lavoro, all’interno di una piccola comunità prevalentemente agricola, siamo ancora in attesa che la magistratura avvii un procedimento contro il Prefetto di Pavia Ferdinando Buffoni per "istigazione all'odio fra le classi sociali attuata in modo pericoloso per la pubblica tranquillità".
COMUNICATO STAMPA: PIEVE PORTO MORONE VINCE
MILANO 1 DICEMBRE 2007: LA POLIZIA CONTRO IL GOVERNO PRODI PER LA SICUREZZA
SABATO 1 DICEMBRE A MILANO
SABATO 24 NOVEMBRE MANIFESTAZIONE PER LA LEGALITA' A PIEVE PORTO MORONE
Facciamo appello a tutte le forze democratiche affinchè manifestino con i cittadini di Casoni, la frazione interessata dall'insediamento coatto, per chiedere a gran voce che siano rispettate le leggi e non sia fatto passare il principio che il Sindaco di una grande città, con la complicità del Prefetto, possa sbarazzarsi dei suoi campi nomadi irregolari spedendoli nelle piccole realtà agricole che politicamente contano poco più di niente.
Noi ci saremo e speriamo altri si aggreghino. Sabato 24 dalle ore 20.30 a Pieve Porto Morone.
MARIO BORGHEZIO A OPERA DOMENICA 18 NOVEMBRE
DOMENICA 18 NOVEMBRE ALLE ORE 10,00 PRESSO IL GAZEBO DELLA LEGA NORD IN VIA DANTE VICINO ALLA FERMATA DEL BUS ZONA MUNICIPIO ARRIVA L'ON. PARLAMENTARE EUROPEO MARIO BORGHEZIO.
Quello di Mario è un gradito ritorno, dopo le visite nel periodo del Presidio e l'interessamento che anche dalla sua alta carica ha sempre profuso per trovare una soluzione al problema che abbiamo vissuto questo inverno.
Mario Borghezio è venuto a Opera in occasione del primo incontro con il Prefetto Lombardi ed in occasione delle due grandi manifestazioni popolari che abbiamo organizzato per sensibilizzare la gente e l'opinione pubblica. Mario Borghezio si è "costituito" al PM quando siamo stati indagati, dichiarandosi colpevole quanto noi cittadini, e l'ha rifatto in occasione del rinvio a giudizio di Ettore Fusco a cui ha mostrato tutta la propria solidarietà in più occasioni.
Mario Borghezio è uno di noi che torna a Opera anche per presentare la rivista della nuova associazione che presiede e che avrà certamente un gran successo: "IDEE PER L'EUROPA DEI POPOLI".
VI ASPETTIAMO TUTTI AL GAZEBO DELLA LEGA NORD, DOMENICA 18 NOVEMBRE ALLE ORE 10,00 IN VIA DANTE ALLA FERMATA DEL BUS ZONA MUNICIPIO.
Al gazebo sarà possibile firmare le petizioni popolari:
- STOP IMMIGRAZIONE frontiere chiuse per 5 anni
- NO INCENERITORE e mostri ecologici a Opera
Il Comunicato Stampa: http://leganordopera.blogspot.com/2007/11/comunicato-stampa-lon-mario-borghezio.html
Altre informazioni in merito su: http://leganordopera.blogspot.com/2007/11/borghezio-opera.html
COMUNICATO STAMPA: FUSCO RINVIATO A GIUDIZIO
“Ho appena appreso dal mio difensore di fiducia, l’Avvocato Simona Norreri di Milano, che il Giudice ha accolto la richiesta del PM Laura Barbaini ed ha decretato il mio rinvio a giudizio per il reato d’istigazione a delinquere a seguito dei fatti del 21 dicembre dello scorso anno, quando, durante un infuocato Consiglio Comunale, gruppi di cittadini decisero di recarsi al campo nomadi in allestimento facendo giustizia sommaria e devastando le tende già montate.
Secondo il PM ed il GIP, evidentemente, avrei avuto tanta influenza da muovere un migliaio di persone, in un paesino noto per la sua tranquillità, facendo loro compiere un atto criminale.
Se così fosse mi domando come mai non sia ancora riuscito a farmi eleggere Sindaco, ma sia invece dovuto soccombere, ben due volte, dinnanzi allo strapotere della sinistra che vinse addirittura, con il sessantaquattro per cento di preferenze, le ultime elezioni comunali.
Penso invece che la gente ne abbia piene le scatole di chi delinque ed abbia deciso di non ascoltare i politici che promettono sempre pace, amore e prosperità. Per una sera i miti cittadini di Opera si sono trasformati in persone assetate di giustizia.
Chi di noi non ha mai affermato che se dovesse prendere un ladro in casa lo ucciderebbe?
Quanti di noi, invece, hanno mai ammazzato o anche solo desiderato la morte di un ladro arrestato?
Quella sera ad Opera la gente si è sentita come se fosse davanti al ladro, metaforicamente parlando, considerando un reato, una violenza verso se stesso ed i propri cari, l’imposizione di un campo nomadi all’ingresso del proprio paese. Quella sera gli operesi hanno devastato il campo come chiunque di noi ammazzerebbe un ladro che massacra di botte la propria moglie. Si sentivano minacciati, in pericolo.
A mente serena nessuno approva, oggi, quanto è successo quella sera né tanto meno afferma che lo rifarebbe.
Certo è che Ettore Fusco, quella sera, era in Consiglio Comunale e fra la gente che lo ascoltava non c’erano quelli che già erano andati al campo a bruciare le tende.
Ettore Fusco quella sera si è macchiato di un'unica colpa. Chiedere che fossero rispettati i cittadini invocando a gran voce una protesta pacifica che sarebbe dovuta restare nell’alveo della legalità come poi, per due mesi di presidio, è stato.
La fiducia che continuo a riporre nelle istituzioni e nella Magistratura rasserena il mio futuro mentre attendo quel giusto processo che sentenzierà la mia totale estraneità al reato addebitatomi”.
PRESIDIO in Via Treccani degli Alfieri
OPERA GAGIA ALL'AUDITORIUM SAN FEDELE
Auditorium San Fedele Via Hoepli 3/B - Milano
proiezione
Opera Gagia - Prosegue il ciclo “Contro l’identità contro” con un docu-film sui rom di Opera
Martedì 30 ottobre Popoli organizza una serata tutta dedicata alla cultura rom con la proiezione del documentario Opera Gagia, di Antonio Bocola (regista di Fame Chimica). Il documentario racconta l'arrivo di un gruppo di rom, nel dicembre 2006, nel comune di Opera e le reazioni della popolazione. La proiezione del video, prodotto dalla Provincia di Milano, sarà seguita da un dibattito con la partecipazione dello stesso regista, di Tommaso Vitale, docente di Sociologia nell'Univeristà di Milano-Bicocca, di esponenti dell'associazionismo e rappresentanti delle comunità rom di Milano.
L'evento, realizzato in collaborazione con il mensile di ricerca e intervento sociale Aggiornamenti Sociali, avrà luogo nell'Auditorium San Fedele, in via Hoepli 3/B, a Milano.
L'iniziativa è il secondo appuntamento del ciclo di incontri che Popoli, il mensile internazionale dei gesuiti, propone con l'obiettivo di incontrare e conoscere le diverse culture presenti sul nostro territorio. Lo scopo è andare oltre la frequente strumentalizzazione del concetto di identità, usato per giustificare arroccamenti e chiusure. "Contro l'identità contro", questo il titolo della serie di serate, rifiuta questo approccio e intende invece promuovere una "identità aperta": aperta a conoscere, riflettere, con-vivere.
Il ciclo si è aperto con lo spettacolo di "cabaretnico" Strangers in the night, realizzato dagli attori stranieri del laboratorio di Zelig Cabaret, e si concluderà mercoledì 7 novembre con una tavola rotonda dedicata all'incontro-scontro tra Occidente e Islam. Gli eventi hanno il contributo della Provincia di Milano e di Banca Etica e il patrocinio della Regione Lombardia.
Per maggiori informazioni:
Marta Zanella
02.86.352.1
popoli@popoli.info
http://www.popoli.info
APPIGNANO DEL TRONTO, VERGOGNA ED INDIGNAZIONE
COMUNICATO STAMPA: LA PM BARBAINI CHIEDE IL RINVIO A GIUDIZIO PER ETTORE FUSCO.
Ettore Fusco è sconvolto anche dalla sola ipotesi che possa essere processato per avere detto che la solidarietà ai nomadi non è interesse dei cittadini di Opera e che il Sindaco Ramazzotti se voleva fare missioni umanitarie se le poteva fare in casa sua, con i suoi soldi.
Il leader della protesta di dicembre contro l’insediamento di un campo nomadi a Opera è stato proposto, dalla PM Laura Barbaini che ha concluso le sue indagini, per un rinvio a giudizio che prelude un processo annunciato nei confronti del Consigliere Fusco della Lega Nord reo di avere espresso le proprie idee in Consiglio Comunale. Nessuna giuria popolare potrebbe mai contestare neppure una virgola del suo discorso, in quella sede istituzionale, in cui è rimasta circoscritta la protesta dei cittadini di Opera.
Le intenzioni del leghista, messe poi in atto a partire dalle ore successive a quelle in cui ignoti avrebbero dato alle fiamme le tende nella sera del 21 dicembre del 2006, erano quelle di presidiare l’area antistante il campo in allestimento per evitare che si potesse insediare un campo nomadi senza almeno dimostrare la contrarietà della cittadinanza.
Il campo era stato voluto dal Sindaco di Milano Moratti e da quello di Opera Ramazzotti con il supporto del Presidente della Provincia Penati e del Prefetto di Milano.
Siamo indignati per come sia stata portata avanti l’indagine sottovalutando le ragioni di Fusco che è stato ascoltato dalla PM solo venerdì scorso su richiesta dei legali dell’imputato che, altrimenti, non sarebbe neppure stato sentito in merito alla vicenda.
E’ parere del Consigliere Fusco che si sia tramato alle sue spalle al fine di preconfezionare un mandante politico, con il supporto di testimonianze e relazioni agli atti processuali senza alcun fondamento di verità, ed altri otto responsabili di reati minori da indicare quali esecutori materiali del reato più odioso da digerire. Gli operesi non hanno incendiato nulla né tanto meno sono razzisti, come dai mass media sono stati dipinti per tutta la durata del presidio anti rom.
Se oggi Opera è ancora un Paese dove il livello di sicurezza è accettabile il merito va dato a quelle persone, Fusco in prima linea, che hanno creduto nel diritto all’autotutela ed alla difesa personale mediante la pacifica ma determinata protesta di piazza.
Il paese si stringe attorno al suo rappresentante confidando nella Provvidenza e nel buon senso della Magistratura.
Ufficio Stampa Lega Nord Opera.
COMUNICATO STAMPA: HANNO RESO INVISIBILI I ROM CACCIATI DA OPERA
COMUNICATO STAMPA: FUSCO SOTTO TORCHIO DAL PM BARBAINI
Ci aspettavamo un atteggiamento diverso da parte del PM milanese Dottor Laura Barbaini nell’interrogatorio richiesto dalla difesa di Ettore Fusco per deporre in merito alle indagini sulla vicenda del rogo delle tende del 21 dicembre 2006 a Opera.
Dopo dieci mesi la magistratura, purtroppo, brancola nel buio e la ricostruzione di quanto accaduto in quella sera è il collage delle deposizioni dei “nemici” del Capogruppo operese della Lega Nord.
Dalle illazioni del Vicesindaco di Opera, di un Assessore, di un Consigliere Comunale ed un giornalista di Radio Popolare, tutti di sinistra, s’è messo in piedi uno scenario inquietante avallato dai racconti giornalistici di quei giorni viziati dalle dichiarazioni mendaci rilasciate dal Sindaco, da un altro Assessore, dai suoi colleghi di maggioranza e dalle invenzioni di alcuni degli stessi giornalisti, anche loro di sinistra, collaboratori di certe testate già querelate per i contenuti dei loro articoli.
Ciliegina sulla torta la ricostruzione dei fatti che la Stazione dei Carabinieri operese ha sottoscritto nella persona del suo Comandante. Ricostruzione che discorda certamente dalle singole relazioni che dell’accaduto possono avere fatto i militari in servizio, tutti ben consapevoli di quanto accadeva.
Potrebbe sembrare un complotto ordito per dare una colpa politica ad un uomo del popolo che si erge a difensore dei diritti dei propri concittadini. Una persona che apparentemente acquista un seguito particolarmente forte al punto tale da destabilizzare un potere politico ed istituzionale costituito.
Le istituzioni non possono accettare che questo accada, neppure in un paese dell’hinterland milanese di quattordicimila anime. Un paese dove la gente s’è permessa di protestare anche contro la chiesa, boicottandone le funzioni e le offerte, poiché il Parroco locale faceva parte della schiera dei cospiratori denigratori e falsificatori di quanto Fusco poteva aver fatto nella sera del 21 dicembre. Il Parroco definì il Consigliere Comunale un razzista, quando accolse con soddisfazione la notizia degli avvisi di garanzia, e dichiarò ad un giornalista “i razzisti non hanno vinto”.
Ettore Fusco si è recato dal Pubblico Ministero milanese per esporre le proprie ragioni contestando le menzogne riscontrate negli atti processuali. Menzogne frutto di deposizioni a senso unico raccolte solo negli ambienti politici e soprattutto schierati contro il probabile prossimo Sindaco di Opera, il leghista sotto il torchio della magistratura per un odioso reato che tutta Opera sa che non ha commesso.
La sinistra operese sa di perdere le prossime elezioni e corre ai ripari usando l’unica arma ancora disponibile, la calunnia, e la magistratura involontariamente ne amplifica i toni anziché smorzarli sul nascere ascoltando i diretti interessati per visionarne le prove. La città di Opera, in particolare, sa bene cosa sia successo quella fatale notte quando mezzo paese è sceso in piazza.
Ettore Fusco ha fatto quello che ha potuto per mantenere la protesta in ambito democratico e pacifico ma c’era troppa gente quella sera. Anche il Sindaco Ramazzotti riferisce di avere visto “teste rasate e saluti romani”, gente che non si fa certo dare ordini da un Consigliere Comunale della Lega Nord agli antipodi dalla politica di fascisti, comunisti o nazisti che siano gli estremisti dalle teste rasate.
Tutto questo poco interessa a chi ha già preconfezionato una sentenza di colpevolezza per un intero paese che si è ribellato alle istituzioni ed ha detto no alla prepotenza di chi vuole fare passare per impegno a fin di bene una mera convenienza politica degli interessati a gestire situazioni di illegalità in Italia. Non potendo colpire un intero paese se ne decapita l’espressione naturale, l’uomo che li ha rappresentati e tutelati anche nella gestione dei permessi e dei rapporti con la questura e le istituzioni.
Dopo la vicenda di Opera è venuta alla ribalta nazionale la problematica dei campi nomadi e, solo dopo le battaglie dei cittadini di altre parti d’Italia, i politici hanno cominciato a cercare soluzioni al problema dei campi nomadi irregolari. Grazie ad Opera, che volevano usare come puliscipiedi, qualcuno ha capito che non è nascondendo la spazzatura sotto lo zerbino che si smacchia un paese e, soprattutto, la propria coscienza.
L’interrogatorio sospeso alle 20.30 circa di venerdì, dopo quasi quattro ore ininterrotte, riprenderà forse lunedì pomeriggio negli uffici del Tribunale di Milano.