Alla Cascina Gandina, località della frazione di Pieve Porto Morone che suo malgrado ospita una parte della comunità rom sfrattata dal Sindaco di Pavia dall'area dismessa dell'ex Snia, sono arrivati anche i presidianti di Opera Sicura per testimoniare la solidarietà di chi ha dovuto lottare contro le istituzioni per la tutela della legalità nel proprio paese. Nel piccolo centro agricolo della provincia pavese però vi è un forte sostegno del Sindaco, il leghista Angelo Cobianchi, e dell'Amministrazione comunale che forte anche del sostegno del Consigliere Regionale lombardo, il pavese Lorenzo Demartini, danno una carica aggiuntiva ai residenti della località scelta dal Prefetto di Pavia e dal Sindaco del capoluogo di provincia per destinare la comunità sfrattata dalla città lasciando il posto ad un centro commerciale. I pievesi non ci stanno e dicono no ai rom con lo stesso vigore con cui gli operesi hanno resistito alle bugie di certi settori delle istituzioni e del mondo politico di sinistra capaci, malgrado la volontà popolare, di condizionare organi di stampa e televisioni per dipingere la situazione diversa da come in realtà si presenta. Così i presidianti diventano xenofobi al punto tale da scomodare il Ministro Ferrero, che parla di pogrom nazista, ed i giornali tutti che gridano all'intolleranza razziale con tanto di prove. Come il sasso scagliato contro l'edificio che ospita i nomadi. Un presunto sasso che, dopo avere infranto un vetro, pare sia finito in giardino anziché all'interno dello stabile. "Poteva essere mortale per uno dei bambini che dormivano in quella stanza" è il commento dei giornali. Torna il tormentone scudo dei minori in pericolo di vita che hanno paura dei razzisti italiani. Torna il falso pietismo che i rom, sulle sedie a rotelle, dovrebbero profondere nelle inquadrature televisive. Peccato che lontani dalle telecamere questi si alzano, tanto rapidi come neppure il miracolato Lazzaro saprebbe fare, e salutano beffardamente i pievesi che trascorrono giorno e notte all'aperto per difendere una parte del proprio paese. Ai pievesi tutti va il nostro incoraggiamento a resistere e la promessa che ogni operese onesto, che ha vissuto sulla propria pelle il massacro mediatico fatto di menzogne e ingiurie, si batterà nel limite delle proprie possibilità affinché nel paese dell'hinterland pavese si possa tornare a vivere una vita tranquilla. Arrivederci a Pieve Porto Morone.
Il sito dei pievesi è http://www.pieveportomorone.blogspot.com/
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