Opera, 9 novembre 2007
“Ho appena appreso dal mio difensore di fiducia, l’Avvocato Simona Norreri di Milano, che il Giudice ha accolto la richiesta del PM Laura Barbaini ed ha decretato il mio rinvio a giudizio per il reato d’istigazione a delinquere a seguito dei fatti del 21 dicembre dello scorso anno, quando, durante un infuocato Consiglio Comunale, gruppi di cittadini decisero di recarsi al campo nomadi in allestimento facendo giustizia sommaria e devastando le tende già montate.
Secondo il PM ed il GIP, evidentemente, avrei avuto tanta influenza da muovere un migliaio di persone, in un paesino noto per la sua tranquillità, facendo loro compiere un atto criminale.
Se così fosse mi domando come mai non sia ancora riuscito a farmi eleggere Sindaco, ma sia invece dovuto soccombere, ben due volte, dinnanzi allo strapotere della sinistra che vinse addirittura, con il sessantaquattro per cento di preferenze, le ultime elezioni comunali.
Penso invece che la gente ne abbia piene le scatole di chi delinque ed abbia deciso di non ascoltare i politici che promettono sempre pace, amore e prosperità. Per una sera i miti cittadini di Opera si sono trasformati in persone assetate di giustizia.
Chi di noi non ha mai affermato che se dovesse prendere un ladro in casa lo ucciderebbe?
Quanti di noi, invece, hanno mai ammazzato o anche solo desiderato la morte di un ladro arrestato?
Quella sera ad Opera la gente si è sentita come se fosse davanti al ladro, metaforicamente parlando, considerando un reato, una violenza verso se stesso ed i propri cari, l’imposizione di un campo nomadi all’ingresso del proprio paese. Quella sera gli operesi hanno devastato il campo come chiunque di noi ammazzerebbe un ladro che massacra di botte la propria moglie. Si sentivano minacciati, in pericolo.
A mente serena nessuno approva, oggi, quanto è successo quella sera né tanto meno afferma che lo rifarebbe.
Certo è che Ettore Fusco, quella sera, era in Consiglio Comunale e fra la gente che lo ascoltava non c’erano quelli che già erano andati al campo a bruciare le tende.
Ettore Fusco quella sera si è macchiato di un'unica colpa. Chiedere che fossero rispettati i cittadini invocando a gran voce una protesta pacifica che sarebbe dovuta restare nell’alveo della legalità come poi, per due mesi di presidio, è stato.
La fiducia che continuo a riporre nelle istituzioni e nella Magistratura rasserena il mio futuro mentre attendo quel giusto processo che sentenzierà la mia totale estraneità al reato addebitatomi”.